Notiziario
Dall’impegno e dalla passione dell’Associazione Mamme di Revine Lago, e di un gruppo di cittadine e cittadini profondamente legati al benessere del proprio territorio, è nata una nuova realtà associativa: Vallata Sana.
Questa associazione unisce soci dai comuni di Revine Lago, Tarzo, Cison di Valmarino e Follina, e si prefigge l’obiettivo di affrontare con determinazione una serie di temi fondamentali per la tutela dell’ambiente, la salute delle persone e il futuro delle nostre comunità.
La nascita di Vallata Sana è il frutto di una presa di coscienza collettiva. Il nostro territorio, pur essendo ricco di risorse naturali e bellezze paesaggistiche, è ormai minacciato da sfide urgenti e complesse che richiedono un cambiamento radicale nella gestione delle risorse e delle politiche pubbliche. Le problematiche ambientali, l'inquinamento, la perdita di biodiversità e le crescenti minacce alla salute pubblica sono questioni che riguardano ogni cittadino e ogni famiglia, indipendentemente dalla loro provenienza. La salute del nostro territorio è la salute di tutti, e per questo Vallata Sana si impegna a contrastare con forza gli interventi dannosi per l'ambiente e la vita delle persone.
I temi a noi più cari sono strettamente legati alla sostenibilità ambientale, alla tutela della salute pubblica e alla preservazione della biodiversità. L’associazione si impegna a sensibilizzare la comunità su queste tematiche cruciali, a partire dalla difesa dei laghi di Revine, un patrimonio naturale che non possiamo permetterci di perdere, contro la diffusione delle antenne 5G, che pongono seri interrogativi sulla salute e sull’ambiente, contro l’inquinamento da PFAS, che minaccia le risorse idriche e la sicurezza alimentare, per la riduzione dell’uso di pesticidi e per la promozione di pratiche agricole sostenibili, opponendoci fermamente alla monocoltura che danneggia la biodiversità e impoverisce il nostro suolo.
Attraverso azioni di sensibilizzazione, iniziative educative, e un impegno attivo a livello legale e politico, Vallata Sana lavora per garantire che il nostro territorio possa continuare a essere un luogo sano, vivibile e prospero per le future generazioni. Non ci limitiamo a denunciare i problemi: siamo impegnati a trovare soluzioni praticabili e condivise, che possano essere adottate a livello locale ma che abbiano anche un impatto positivo a livello regionale e nazionale.
La nostra missione è quella di costruire un punto di riferimento solido per tutti coloro che vogliono impegnarsi concretamente per il bene dell’ambiente, la salute delle persone e il miglioramento della qualità della vita. L’associazione è il luogo in cui ogni cittadino può trovare uno spazio per partecipare attivamente al cambiamento, perché crediamo fermamente che il progresso si costruisca solo attraverso il coinvolgimento diretto e la partecipazione consapevole.
Con il nostro impegno costante, il supporto di chi crede in una causa giusta e la forza di un lavoro di squadra, Vallata Sana intende costruire un futuro più sostenibile e responsabile per le nostre comunità. Ogni passo che facciamo insieme, ogni iniziativa che portiamo avanti, è finalizzata a rafforzare il legame tra le persone e il territorio, promuovendo uno sviluppo che rispetti le risorse naturali, tuteli la salute umana e preservi la biodiversità del nostro ambiente. Il nostro impegno è concreto e continuo, ma siamo certi che, con la partecipazione attiva di tutti, possiamo fare la differenza. È il momento di agire.
Associazione " Vallata Sana"
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Arrivano a Venezia le 13.000 firme contro il progetto della diga del Vanoi insieme a 7 osservazioni sulla fattibilità del progetto.
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Il Comitato Difesa Laghi ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto e partecipato alla manifestazione di Domenica 20 ottobre a Revine Lago per la Difesa dei Laghi di Revine e della Biodiversità". Cittadini, associazioni, forze politiche e rappresentanti sindacali, a livello locale ed europeo, hanno manifestato, in tutti gli interventi, l'impegno a sviluppare la mobilitazione nei prossimi mesi.
I punti centrali con le proposte sottoscritte da tutta la coalizione popolare che si è schierata a difesa dei laghi è stato riassunto nel manifesto del Comitato Difesa Laghi Vallata.
I LAGHI SONO IL VERO PATRIMONIO DELL'UMANITÀ
I laghi di Revine Lago e Tarzo sono il vero Patrimonio dell'Umanità del nostro territorio per il tesoro che custodiscono: la biodiversità. Essi sono parte di un ecosistema unico, prezioso e fragile, tutelato dalla Comunità Europea come Zona Speciale di Conservazione (ZSC), nell'ambito della Rete Natura 2000 e riconosciuto dalla Regione Veneto come Parco di Interesse Locale.
DIFENDERE L’HABITAT PER SALVARE I LAGHI
Nonostante la loro importanza ecologica, negli ultimi anni si sono osservati fenomeni di degrado ambientale degli habitat, tra cui l'inquinamento delle acque, la proliferazione abnorme di alghe e la presenza di specie animali alloctone. Preservare gli habitat e rinaturalizzare le rive è il primo obiettivo di una seria politica della Conservazione.
CAMBIARE ROTTA CON I PROGETTI PER IL TERRITORIO
Il Comune di Tarzo (TV) sta preparando un progetto di "valorizzazione" denominato "Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago", che si articola in una serie di "azioni". Questi “progetti” di urbanizzazione sono il frutto di una visione vecchia di decenni e ampiamente superata che si mischia a pratiche clientelari e affaristiche. L’area protetta va preservata da progetti che compromettono il patrimonio naturale, i suoi habitat e ne minacciano la biodiversità. I fondi pubblici sono necessari e diventano indispensabili quando sono spesi per progetti di salvaguardia ambientale, pulizia e rinaturalizzazione delle rive. Basta con progetti turistici insostenibili promossi da Sindaci che fanno il contrario di quello di cui ha bisogno il territorio.
RILANCIARE GLI STUDI SCIENTIFICI E RAFFORZARE IL MONITORAGGIO
Vanno rilanciate le ricerche sulla qualità delle acque e sulla biodiversità, per disporre di dati aggiornati per comprendere la situazione ambientale al fine di adottare misure efficaci intervenendo immediatamente e concretamente per tutelare la biodiversità dei laghi.
ATTUARE LA NATURE RESTORATION LAW ANCHE PER I LAGHI
Una nuova legge importante è stata recentemente approvata in sede europea: la Nature Restoration Law. Nel prossimi due anni gli Stati membri, Italia inclusa, dovranno predisporre e presentare alla Commissione i piani attuativi nazionali del regolamento europeo. Dopo il via libera della Commissione si passerà alla prima fase attuativa, quella del ripristino del 30% degli habitat con scadenza al 2030. Poco meno di cinque anni di tempo per intervenire, soprattutto nei siti Natura 2000 bisognosi di ripristino. Questa è la grande occasione che abbiamo per salvare i Laghi di Revine Lago. Non lasciamola morire.
IL COMITATO DIFESA LAGHI VALLATA CHIEDE IN PARTICOLARE:
-Il blocco immediato di qualsiasi progetto interno alla Zona Speciale di Conservazione la cui integrità è indispensabile per la conservazione degli habitat per la biodiversità.
-Una nuova politica comunale per l'utilizzo dei fondi pubblici del PNNR da finalizzare alla rinaturalizzazione e la conservazione delle rive, restituendo ai laghi la loro integrità ecologica ed una revisione dei progetti presentati dal Comune di Tarzo.
- La attuazione della Restoration Law nella Zona Speciale di Conservazione dei Laghi.
L'impegno della Regione per avviare ricerche e studi approfonditi sulla biodiversità dei laghi.
Comitato Difesa Laghi Vallata
Cristina Guarda, Membro del Parlamento Europeo, Andrea Zanoni-Consigliere regionale Renzo Masolo-Consigliere Regionale del Veneto, Gruppo di minoranza Insieme per Revine Lago, ITALIA NOSTRA Sezione di ASOLO, SOS Anfibi OdV, Centro Culturale BFDR, Gruppo Rospisti della vallata, A.N.P.I Vittorio Veneto, Lipu Treviso OdV, Minoranza consigliare del Comune di Cison di Valmarino, Legambiente Treviso, OdV WWF Terre del Piave TV-BL, Comunità Laudato Si' Abbazia di Follina, Comitato Tutela Grave di Ciano, Legambiente Vittoriese, Italia Nostra Treviso, Flai cgil Treviso, Gruppo Mamme di Susegana, European Consumers APS, FLAI CGIL VENETO, LIPU di Vittorio Veneto, Legambiente Sernaglia, comitato marcia stop pesticidi, Gruppo Mamme Revine Lago e i numerosi cittadini.
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GIORNATA PER LA DIFESA DEI LAGHI DI REVINE LAGO E DELLA BIODIVERSITÀ
I LAGHI SONO IL VERO PATRIMONIO DELL'UMANITÀ
I laghi di Revine Lago e Tarzo sono il vero Patrimonio dell'Umanità del nostro territorio per il tesoro che custodiscono: la biodiversità. Essi sono parte di un ecosistema unico, prezioso e fragile, tutelato dalla Comunità Europea come Zona Speciale di Conservazione (ZSC), nell'ambito della Rete Natura 2000 e riconosciuto dalla Regione Veneto come Parco di Interesse Locale.
DIFENDERE L’HABITAT PER SALVARE I LAGHI
Nonostante la loro importanza ecologica, negli ultimi anni si sono osservati fenomeni di degrado ambientale degli habitat, tra cui l'inquinamento delle acque, la proliferazione abnorme di alghe e la presenza di specie animali alloctone. Preservare gli habitat e rinaturalizzare le rive è il primo obiettivo di una seria politica della Conservazione.
CAMBIARE ROTTA CON I PROGETTI PER IL TERRITORIO
Il Comune di Tarzo (TV) sta preparando un progetto di "valorizzazione" denominato "Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago", che si articola in una serie di "azioni". Questi “progetti” di urbanizzazione sono il frutto di una visione vecchia di decenni e ampiamente superata che si mischia a pratiche clientelari e affaristiche. L’area protetta va preservata da progetti che compromettono il patrimonio naturale, i suoi habitat e ne minacciano la biodiversità. I fondi pubblici sono necessari e diventano indispensabili quando sono spesi per progetti di salvaguardia ambientale, pulizia e rinaturalizzazione delle rive. Basta con progetti turistici insostenibili promossi da Sindaci che fanno il contrario di quello di cui ha bisogno il territorio.
RILANCIARE GLI STUDI SCIENTIFICI E RAFFORZARE IL MONITORAGGIO
Vanno rilanciate le ricerche sulla qualità delle acque e sulla biodiversità, per disporre di dati aggiornati per comprendere la situazione ambientale al fine di adottare misure efficaci intervenendo immediatamente e concretamente per tutelare la biodiversità dei laghi.
ATTUARE LA NATURE RESTORATION LAW ANCHE PER I LAGHI
Una nuova legge importante è stata recentemente approvata in sede europea: la Nature Restoration Law. Nel prossimi due anni gli Stati membri, Italia inclusa, dovranno predisporre e presentare alla Commissione i piani attuativi nazionali del regolamento europeo. Dopo il via libera della Commissione si passerà alla prima fase attuativa, quella del ripristino del 30% degli habitat con scadenza al 2030. Poco meno di cinque anni di tempo per intervenire, soprattutto nei siti Natura 2000 bisognosi di ripristino. Questa è la grande occasione che abbiamo per salvare i Laghi di Revine Lago. Non lasciamola morire.
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I laghi di Revine non si toccano! Il substrato di foglie galleggianti di ninfea gialla, sul quale nidificano gli svassi maggiori, non è altro che un habitat di interesse comunitario, eliminato il quale, gli svassi perdono l'opportunità di nidificare. Meno svassi vuol dire più pesci persico sole, specie alloctona potenzialmente invasiva, di cui lo svasso si nutre ai laghi. Il persico sole può fare piazza pulita degli altri pesci, ma lo svasso e altri uccelli, come l'airone cenerino, glielo impediscono. Pertanto, l'habitat per questi uccelli deve rimanere!
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I Laghi della Vallata, comunemente chiamati Laghi di Revine Lago, sono parte di un ecosistema prezioso per la biodiversità. La zona ( 119 ettari) è stata designata quale Zona Speciale di Conservazione (ZSC) della Rete Natura 2000 nel 2018 dal Ministero dell'Ambiente .
La loro difesa non è negoziabile, poiché rappresentano una risorsa indispensabile per la biodiversità, di cui anche l’uomo fa parte. Preservare questi ecosistemi è fondamentale per garantire l'equilibrio naturale e la qualità della vita delle generazioni presenti e future, proteggendo il delicato habitat che ospitano e il benessere delle comunità locali.
Questi laghi sono già aree protette riconosciute dalla Comunità Europea e, grazie all'approvazione della Nature Restoration Law, abbiamo l'opportunità di monitorare lo stato di salute dell'ecosistema lacustre e di intervenire per il loro risanamento (ossigenazione, controllo delle alghe, mucillaggine, specie alloctone, ecc.).
Tuttavia, negli ultimi mesi abbiamo seguito da vicino l'avanzare del progetto "Cortili Frattali: il borgo aumentato sul lago", presentato recentemente dal Sindaco di Tarzo, e di altri progetti "non ufficiali" su entrambe le sponde, che fortunatamente non hanno avuto successo (almeno per ora). Mai, però, abbiamo sentito le due Amministrazioni parlare seriamente di biodiversità, habitat o tutela ambientale (forse qualche post su Facebook li salva?). Al contrario, nei loro profetici discorsi si parla spesso di soldi—tanti soldi, milioni di euro—e turismo.
Ma qual è il dovere di un sindaco rispetto alle leggi e alle iniziative per il ripristino ambientale? E quale può essere l’opinione di un cittadino non esperto, considerando anche la possibilità di disinformazione su questi temi? La risposta a queste domande è cruciale per comprendere il punto di svolta.
La storia di Pinocchio e l'incontro con il Gatto e la Volpe può essere interpretata come una metafora del rapporto tra cittadini e politici in certe situazioni. Nel racconto, il Gatto e la Volpe rappresentano figure ingannevoli che convincono Pinocchio a seppellire i suoi soldi nel Campo dei Miracoli, promettendogli facili guadagni. Pinocchio, ingenuo e desideroso di vantaggi immediati, si fida ciecamente, solo per essere poi tradito e derubato. Allo stesso modo, noi cittadini, specialmente quando non siamo adeguatamente informati o coinvolti, possiamo essere manipolati dai politici. Come Pinocchio, potremmo essere attratti da soluzioni semplici a problemi complessi o da promesse di rapidi miglioramenti, senza considerare i rischi e le conseguenze a lungo termine.
L'ecosistema dei laghi è fragile e complesso; non può essere trattato con superficialità né considerato una mera questione di opinioni. I sindaci hanno la responsabilità di applicare tutte le leggi volte al benessere collettivo e alla sostenibilità. Di conseguenza, devono impegnarsi nell'attuazione della Nature Restoration Law e bloccare l'avanzamento di qualsiasi progetto incompatibile con essa.
Associazione Mamme Revine Lago
21.09.2024
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La legge europea per il ripristino della natura, entrata in vigore il 18 agosto 2024, impone ai paesi dell’Ue di ripristinare gli “habitat degradati” dando priorità alle zone di Rete Natura 2000. L’obiettivo di “ripristinare spazi naturali” si salda all’altro obiettivo dell'Unione Europea: la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Gli Stati nazionali dovranno predisporre e presentare alla Commissione Europea entro due anni dall'entrata in vigore della legge (quindi entro il primo semestre del 2026) dei “piani nazionali di ripristino di habitat degradati”. Le misure individuate devono favorire il ripopolamento di specie animali e vegetali in via di estinzione e migliorare e ampliare gli habitat. Tutto ciò non sta accadendo nell’area dei laghi di Revine, dove i comuni di Revine e Tarzo vogliono ridurre la naturalità in due zone dei laghi sopravvissute alla già pesante antropizzazione. È un evidente “accanimento antropocentrico” nei confronti di due piccoli laghetti, di appena 0,5 km2 il lago di Lago e 0,4 km2 il lago di Santa Maria: il comune di Tarzo con un folle progetto di passerelle e di una piattaforma galleggiante sul lago di Lago, il comune di Revine con una variante al piano degli interventi a ridosso delle rive del lago di Santa Maria. La Soprintendenza e il Servizio Biodiversità della Regione devono quindi, in sede di VINCA (Valutazione di Incidenza Ambientale), considerare e valutare con “estrema attenzione” il livello di antropizzazione già raggiunto dai due piccoli laghi e devono, altresì, negare le autorizzazioni per qualsiasi tipo di insediamento turistico perché ciò comporterebbe nuova e ulteriore frequentazione turistica e il conseguente aumento del disturbo antropico all’avifauna. Le rive dei laghi sono tra gli ambienti umidi più importanti e preziosi in quanto sono siti di riproduzione per pesci, anfibi, uccelli, luogo di sosta e rifugio per l’avifauna migratrice e costituiscono l’habitat ideale per una moltitudine di animali invertebrati. I due interventi hanno in comune lo scopo di artificializzare due zone dei laghi che hanno le caratteristiche naturalistiche che la legge per il ripristino della natura (Restauration Law) mira a preservare e innescano un “potenziale processo di ulteriore degrado” dell’area naturale, proprio quello che la normativa europea vuole combattere. Ma le caratteristiche naturalistiche del “Sito di Interesse Comunitario” (SIC) dei laghi di Revine/Tarzo, diventato dal giugno 2018 “Zona Speciale di Conservazione”(ZSC), vive già oggi una situazione di degrado, dovuta alla mancanza di una loro “gestione scientifico-naturalistica” e tutte le istituzioni (se si esclude l’l’Arpav per gli interventi di monitoraggio costantemente ignorati dal potere politico) ne sono responsabili. Ne sono responsabili, in primis, i comuni di Tarzo e di Revine che hanno mostrato la loro incompetenza nella gestione di una “Zona Speciale di Conservazione”(ZSC) omettendo la richiesta alla Regione per un aggiornamento delle “misure di conservazione” previsto dalla “Direttiva Habitat”. Ma non solo. Gli stessi due comuni non hanno ancora inviato, tramite la Regione, la richiesta alla Commissione Europea di considerare l’area dei laghi “Zona di Protezione Speciale” (ZPS) ai sensi della “Direttiva Uccelli”. All’incompetenza palesata dai due comuni si somma la responsabilità del degrado in atto da tempo sui due piccoli laghi: per il problema della proliferazione delle alghe, per i problemi idrologici dovuti alla scarsa ossigenazione, alla mancanza di immissari e la presenza, accertata dai recenti rilevamenti Arpav, di Pfas contenuti nei pesticidi delle coltivazioni circostanti. Prima di pensare a nuova occupazione di spazi naturali i due comuni e la Regione Veneto devono farsi parte attiva nella ricerca di soluzioni al degrado in atto da anni sull’area naturale dei due laghi e battersi perché eventuali soluzioni rientrino nei “piani nazionali di ripristino della natura” che gli stati nazionali devono presentare alla Commissione Europea entro il primo semestre 2026. Purtroppo manca una conoscenza del fragile equilibrio ecologico dell’ecosistema dei laghi. Se il Ministero dell’Ambiente, la Regione e la Soprintendenza, prima di concedere autorizzazioni per ulteriore antropizzazione delle sponde con il conseguente ulteriore degrado, lasciassero per un momento i loro uffici e venissero a vedere con i loro occhi in quale stato di sofferenza biologica versano i due laghetti potrebbero constatare quanto sia superficiale la rappresentazione degli effetti sull'ecosistema dei laghi dei progetti urbanistici proposti. Se le istituzioni facessero uno sforzo conoscitivo sulle condizioni reali di un sito di Rete Natura 2000, in una visione integrata e d’insieme, scoprirebbero come l’unico intervento da autorizzare sarebbe la demolizione dell’ecomostro del lago di Santa Maria: un “monumento a memoria” di una catena antropica votata al degrado irreversibile dei due piccoli laghetti. Poi, se si parla di “biodiversità” non si può non ricordare come i laghi di Revine e di Tarzo siano l’unico “specchio d’acqua naturale” in provincia di Treviso. Di cosa hanno ancora bisogno le istituzioni per comprendere quali siano le priorità? Perché la popolazione locale non possa avere voce in capitolo, tramite un referendum, circa la realizzazione di tali progetti i cui esiti sono irreversibili. La Restauration Law deve essere un “principio ispiratore per il presente” e non solo un proclama di generici impegni futuri. Cos’è il degrado di un ambiente se non la perdita delle sue caratteristiche originarie e della sua identità biologica.
Dante Schiavon
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Già nel secolo scorso si era ripetutamente provato a imbrigliare le acque del torrente Vanoi. Nel 1950 un’eventuale diga era stata proposta con lo scopo di produrre energia idroelettrica. Il progetto venne accantonato per i costi eccessivi e per rischi geologici evidenti. Vi si riprova a fine anni ‘90 del secolo scorso, questa volta con un progetto del Consorzio del Brenta motivando l’opera con la necessità di acqua dell’agricoltura del bassanese. Una diffusa opposizione dei residenti, di tutto l’associazionismo ambientalista e del mondo della cultura della montagna fermò i nuovi progetti. Si erano schierati contro alpinisti, scrittori, attori fra i quali ricordiamo Paolo Rumiz, Marco Paolini, Gianfranco Bettin, Fausto de Stefani, Gian Antonio Stella, Massimo Cacciari, Mauro Corona.
Oggi il Consorzio della Brenta è tornato all’attacco. Grazie ai fondi del Pnrr, al sostegno del Ministero dell’Agricoltura, si è dato vita a un progetto che dovrebbe avere più ricadute, fra loro tutte in contraddizione: scopo irriguo delle coltivazioni della pianura, scopo idroelettrico, invaso di laminazione di piene, area ricreativa – turistica.
Su tavolo vi è un investimento ricco di oltre 200 milioni di euro, si prevedono due ipotesi, un invaso di circa 20 milioni di mc. di acqua e uno di 33 milioni. Un grande lago, lungo circa 4 km, si imporrebbe alla valle del Vanoi distruggendo un ambito naturalistico e paesaggistico miracolosamente oggi ancora integro.
L’agricoltura della pianura padana ha sempre più sete e nei decenni ha consumato in modo indiscriminato tutte le sue risorse idriche. Sperperando, svuotando i pozzi, non investendo nel risparmio e in un utilizzo razionale. A oggi solo il 16% delle colture dell’area del bassanese è irrigata a goccia (nelle vicine Province autonome la percentuale sale al 90%), l’agricoltura è ormai industrializzata con coltivazioni a forte consumo idrico e allevamenti fuori scala.
Come si intende risolvere il problema? Ancora una volta aggredendo la montagna. Nonostante tutta l’area interessata dal progetto risulti a forte rischio geologico, i franamenti dai versanti siano continui, si sia in prossimità di aree protette (Rete Natura 2000) con SIC che garantiscono la riproduzione naturale della trota marmorata (Salmo marmoratus) e il torrente ospiti ancora lo scazzone (Cottus gobio).
Qualora realizzata la diga avrebbe ripercussioni irreversibili anche sul tessuto sociale del territorio, già oggi fragile causa un progressivo spopolamento, sul clima e quindi sugli habitat anche di alta quota.
Qualunque persona razionale in presenza di queste minime osservazioni riterrebbe impossibile imporre una simile opera. Non è così invece per il governo nazionale e per il governo regionale del Veneto. In forza del decreto legge denominato “Siccità”, il 39/2023, l’opera è stata commissariata. Così, a detta dei proponenti, è più semplice per superare i vincoli sui temi ambientali, sociali, della sicurezza, del principio di precauzione. In questo modo lo Stato si appropria di decisioni che spetterebbero ai territori, umiliando i principi di autonomia e di autogoverno, umiliando i percorsi partecipati della democrazia. Nel concreto si è dato il via a una vera e propria guerra dell’acqua. Nonostante si rischi un nuovo Vajont: non è un caso che una montagna in prossimità del previsto lago di chiami Colle Tòc, un nome che dovrebbe far riflettere, ci riporta a quanto accaduto a Longarone nel 1963.
Le popolazioni locali si sono ribellate. Hanno costituito un comitato che raccoglie decine di cittadini attivi, migliaia di firme, hanno il sostegno dell’associazionismo ambientalista nazionale, trovano energie anche in alcune forze politiche. Perché le alternative alla devastante diga ci sono. Infatti il fronte dei NO non è sordo al tema della solidarietà, è consapevole del bisogno di acqua della pianura. Ma al mondo agricolo chiede da subito un diffuso investimento nel risparmio nell’uso della risorsa. E poi di investire risorse (una spesa prevista di un decimo del costo dell’intera opera) investendo lungo la Brenta in casse di espansione, in Aree forestali di infiltrazione (AFI), nel recupero di volumi negli invasi già attivi sul torrente Cismon, in opere di sicurezza idraulica, in una politica che ostacoli il progressivo consumo di suolo libero. In un prossimo convegno verranno illustrate nel dettaglio queste alternative. Nel frattempo associazioni, circoli culturali, cittadini hanno presentato nel merito al governo e al Consorzio del Brenta osservazioni già esaustive.
Luigi Casanova
Fonte: www.mountainwilderness.it
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La Legge 4 luglio 2024 n. 95, di conversione del Decreto Coesione, contiene una disposizione (art. 4, comma 7-bis), che vanifica le competenze dei comuni, nelle c.d. aree bianche, in materia di pianificazione territoriale degli impianti radioelettrici: le nuove infrastrutture in tecnologia 5G possono essere installate…”anche in deroga ai regolamenti comunali di cui all’art. 8, comma 6 L. 36/2001”.
Si tratta, come può facilmente immaginare, di una pericolosa sottrazione di prerogative attribuite dalla Costituzione a Regioni ed enti locali in materia di pianificazione territoriale, che rischia di mortificare ulteriormente il ruolo e le competenze dei comuni, in tema di localizzazione degli impianti di telefonia mobile.
Per questo, vari soggetti stanno lanciando sensibili alla tematica un appello ai Sindaci di tutta Italia, per indurli a sollecitare l’intervento della propria Regione, affinché si valuti la possibilità di impugnare presso la Corte Costituzionale la norma in oggetto.
Purtroppo, il tempo sta scadendo, in quanto il 4 settembre è l’ultima data utile per sollevare il tema presso l’Alta Corte.
Lettera da inviare ai Sindaci
Lettera da inviare in Regione
Fonte: isdenews.it
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Le immagini impressionanti delle carcasse di pesci galleggianti nella laguna di Orbetello hanno fatto il giro del web e sono state attribuite al caldo anomalo. Ma il fenomeno di anossia che porta i pesci alla morte è dovuto anche ai nutrienti e ai fertilizzanti degli allevamenti, o come nel caso del Lago di Vico, alle coltivazioni intensive
Le immagini impressionanti delle carcasse di pesci galleggianti nella laguna di Orbetello hanno fatto il giro del web e sono state attribuite al caldo anomalo. Ma il fenomeno di anossia che porta i pesci alla morte è dovuto anche ai nutrienti e ai fertilizzanti degli allevamenti, o come nel caso del Lago di Vico, alle coltivazioni intensive.
Come racconta un approfondimento del Fatto quotidiano, la moria di pesci di allevamento che ha fatto scappare i turisti anche dalle popolari spiagge di Feniglia e Ansedonia per i miasmi dalla laguna, ha spinto il sindaco di Orbetello, Andrea Casamenti, lo stato di emergenza regionale, e il presidente della Regione, Eugenio Giani, ad annunciare la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale al Governo, come nel 2015 quando morirono oltre 200 tonnellate di pesci.
La proliferazione delle alghe
Ma secondo Il Wwf, che gestisce la Riserva Naturale ‘Laguna di Ponente di Orbetello’, uno dei fattori principali dell’assenza di ossigeno che porta i pesci a morire siano le “tonnellate di azoto che vengono riversate nelle acque della laguna provenendo dai fertilizzanti utilizzati nei campi agricoli e in parte anche dalle attività di acquacoltura”. Come spiega a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Nascetti, responsabile del centro Ittiogenico delle Saline di Tarquinia e professore ordinario di Ecologia dell’Università degli Studi della Tuscia, il problema è “l’accumulo di nutrienti nella laguna proveniente dalle attività umane, principalmente l’azoto che arriva dall’agricoltura e il fosforo, perché spesso i depuratori non funzionano e quella è una zona turistica”. I nutrienti, infatti, portano a una proliferazione di alghe, come la valonia aegagropila facilmente deperibile con l’innalzamento termico, che morendo si decompongono producendo ammoniaca e idrogeno solforato che contribuiscono alla moria dei pesci. Gianluca Felicetti, presidente di Lav- Lega antivivisezione, commenta così al Salvagente: “Siamo contrari agli allevamenti di qualsiasi tipo, ergo anche quelli itttici, quello che ci viene da suggerire è che da oggi dovrebbero esserlo anche gli abitanti e le autorità locali”.
Un meccanismo analogo nel lago di Vico
Un meccanismo simile è rilevabile anche nel lago di Vico, in provincia di Viterbo, area di coltivazione intensiva di noccioleti, alcuni anche con conferimento a Ferrero. Come il Salvagente racconta da anni, qui le sostanze chimiche hanno devastato la fauna acquatica del lago, tanto che nel maggio 2024, il Consiglio di Stato, su richiesta di ClientEarth e Lipu, ha ordinato alla Regione Lazio di arrestare la distruzione dell’habitat del Lago di Vico, in provincia di Viterbo, e di adottare entro sei mesi di tempo le misure necessarie a contrastare la distruzione degli habitat protetti del lago.
Fonte: ilsalvagente.it -
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