Notiziario
La storia recente dei laghi di Revine Lago e Tarzo dimostra come il processo di “antropizzazione ” del territorio proceda quotidianamente in forma strisciante nonostante la sua qualifica di "area protetta", ( prima Sic e poi Zps) e in sfregio alla sua destinazione a Parco naturale.
I segnali sono continui: che si tratti dei fantasiosi progetti di “valorizzazione turistica”, del mancato rispetto della fauna protetta, della mala gestione delle alghe, della mancanza di riconversione delle attività agricole a ridosso delle rive, della presenza di PFAS e di altri inquinanti nelle acque, delle continue deroghe all'uso di barche a motore, dell'organizzazione di concerti ed eventi in area protetta, della proliferazione di parcheggi nelle giornate di punta, della presenza di ecomostri abbandonati, possiamo tutti capire che si va sempre nella direzione contraria alla salvaguardia degli habitat.
Ma soprattutto lo dimostra la mancata istituzione di un Ente di gestione del Parco dei Laghi, mai costituito, e l’esistenza solo sulla carta di un Piano Ambientale dei Laghi svuotato di ogni valenza di conservazione e rinaturalizzazione, e sistematicamente disatteso nelle poche norme esistenti, grazie alle ripetute deroghe concesse a favore di competizioni e attività “sportive".
Tutti gli interventi realizzati fino ad oggi sono sempre stati finalizzati a soddisfare le richieste di un turismo “ mordi e fuggi” a discapito della conservazione dell'habitat.
Si è arrivati così all’oggi dove trova spazio solo un tipo di pensiero, basti pensare al progetto "CORTILI FRATTALI. IL BORGO AUMENTATO SUL LAGO" pensato e presentato sotto la bandiera della "sostenibilità" che è però utilizzata come una classica foglia di fico per coprire intenti e opere che con la conservazione e la rinaturalizzazione degli habitat non hanno nulla a che fare.
A questo punto risulta chiaro ad ogni cittadino che voglia seriamente prendere atto della realtà e che abbia a cuore la difesa e la conservazione dei Laghi, del Territorio e la difesa dei diritti della popolazione, che questo progetto rientra nella consueta politica della “valorizzazione turistica speculativa”, che rappresenta un passo indietro verso la dimensione del "parco giochi” con conseguenze nocive e controproducenti nel lungo periodo.
E’ un progetto che porta direttamente alla svendita del territorio, come sta accadendo ovunque domini la ”turistizzazione”, da Venezia, a Cortina, al litorale adriatico.
Le alternative esistono e sono l’unica via razionale, seria e utile da sostenere. Sono quelle che si fondano su piani di conservazione degli habitat e della biodiversità, su interventi di rinaturalizzazione, che nel caso dei Laghi significa soprattutto ripristino delle condizioni naturali delle sponde e delle rive, su politiche di compensazione sociali ed economiche che vadano incontro ai diritti e ai bisogni della popolazione residente.
Per questo chiediamo e ci battiamo affinché progetti come "IL BORGO AUMENTATO SUL LAGO" siano SOSTITUITI con piani di conservazione del bene comune naturale che utilizzi i fondi del PNRR oltre che per la rinaturalizzazione anche per le necessarie compensazioni sociali alla popolazione residente, che significano servizi per la salute pubblica, scuola, trasporti, riconversione delle attività agricole in direzione del biologico e di un biodistretto dei Laghi, secondo lo spirito originario della Legge 394 per i Parchi e le Riserve che è, oggi come ieri, la vera risposta alla crisi sociale e ecologica del territorio.
I Laghi ci chiedono di abbandonare definitivamente la dimensione del parco giochi e di avviare il percorso serio verso un Parco naturale che punti alla rinaturalizzazione e alla bodiversità, e sia utile alla popolazione residente.
Uniamoci per la difesa dei Laghi e per l'istituzione di un vero Parco Naturale opponendoci ad ogni intervento che vada in direzione contraria.
06/10/2023
Associazione Mamme Revine Lago
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Non tutte le piante sotto le acque di un lago sono... alghe. Scrutando le acque di un lago a volte si scorgono delle piante che emergono del tutto o in parte: sono le macrofite acquatiche, un gruppo ecologico al quale appartengono alghe macroscopiche, pteridofite, briofite, angiosperme. La comunità macrofitica rappresenta un importante indicatore ecosistemico, capace di rilevare alterazioni dell'ambiente lacustre.
Riprese fatte da un gruppo di cittadini in diverse punti del lago di San Giorgio (Lago).-Revine Lago
09/09/2023
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Lettera inviata alle Istituzioni
Osservazioni e ragioni per un NO al progetto 04 e 05 previsti dal Progetto PNRR“Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago.” Presentato dal Comune di Tarzo (PNRR M1C3 Progetto di fattibilità tecnico-economica).
Il “Gruppo difesa laghi di Revine/Tarzo” si sta mobilitando per affrontare la situazione e i rischi di una distruzione dell'ecosistema laghi, per favorire politiche di conservazione del suo habitat naturale che è unico e importantissimo per la vita faunistica e vegetale, per salvaguardare l'acqua come risorsa vitale e bene comune, per ridisegnare la gestione urbanistica, invertendo lo sviluppo urbanistico e cementificatore a favore della rinaturalizzazione della fascia di riviera, per ripensare il modello di sviluppo fondato sul turismo che nel lungo periodo rischia di diventare inquinante e controproducente.
Prima di analizzare ed esprimere un nostro giudizio di merito sugli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago” sono necessarie due premesse. La prima, per soffermarci sulla fragilità dei laghi di Revine/Tarzo, una questione metodologica ed ecologica da cui non si può prescindere. L’opportunità di qualsiasi azione umana in un ambito così fragile deve essere approfondita e valutata con attenzione perché stiamo parlando di un piccolo ecosistema in crisi idrogeologica ormai da decenni e in cui è in gioco la sua stessa sopravvivenza.
La seconda, anche occupandoci, con le presenti osservazioni, di un progetto urbanistico che coinvolge il lago di Lago e il Comune di Tarzo, riteniamo che qualsiasi intervento debba essere visto come incidente su tutto l'ecosistema laghi in una visione d’insieme per le strette relazioni ecologiche ed idrologiche fra i due piccoli bacini lacuali che esigerebbero per questo un unico ente di gestione con competenze specifiche.
I laghi di Lago e di Santa Maria sono di origine glaciale, dall’equilibrio ecologico delicatissimo e sono tutelati, oltre che per la loro ricchezza biologica e la loro bellezza paesaggistica, anche per il loro precario stato di salute ecologico.
I laghi sono, per le loro caratteristiche specifiche, un caso unico di un tipo di “zona umida naturale” all’interno della regione biogeografica della provincia di Treviso.
Non è di poco conto che siano gli unici due laghi naturali presenti nel territorio della provincia di Treviso e sono monitorati nell’ambito del Piano Regionale di Qualità delle Acque. Il complesso lacustre è situato nelle Prealpi Trevigiane, ad ovest della città di Vittorio Veneto, in un’area di notevole interesse paesaggistico rappresentata da un solco vallivo denominato “Valmareno". Questa valle trae origine dalla Valle Lapisina, che a sua volta è il ramo minore, diretto a sud, della Valle del Piave. I laghi di Santa Maria e di Lago sono collegati tra di loro da un canale di comunicazione stretto e poco profondo. L’emissario, il canale “La Tajada” che dal lago di Lago versa nel Fiume Soligo, è il risultato di un antico intervento di bonifica dell’area. I laghi sono posti a 226 metri di altitudine e hanno avuto origine nel corso dell’ultima glaciazione, sebbene l’attuale conformazione si debba al processo di interramento ad opera di materiale alluvionale proveniente dai versanti delle valli circostanti. Il lago di S. Maria presenta una superficie di 0,4 chilometri quadrati ed una profondità media di 4,3 metri, mentre il lago di Lago presenta una superficie di 0,5 chilometri quadrati ed una profondità media di 7,2 metri.
Da sottolineare il peso di questi dati geografici e morfologici nel valutare l’incidenza di qualsiasi progetto su una realtà di così ridottissime dimensioni.
L’ecosistema “laghi di Revine/Tarzo” è un ecosistema fragile anche perché i laghi sono privi di immissari (solo il lago di Lago ha un immissario temporaneo, il torrente Piaveson, che per soli pochi giorni anno dà il suo apporto, mentre il lago di Santa Maria non ha immissari) e sono alimentati principalmente da sorgenti sotterranee di origine carsica che possono risentire degli effetti dei cambiamenti climatici in atto (siccità). Ma, accanto al problema, tendenzialmente in aumento, della diminuzione dell’apporto idrico da parte delle sorgenti carsiche per via dei cambiamenti climatici, a partire dagli anni ’60, anche a causa degli scarichi civili e produttivi afferenti al lago, è andato accentuandosi nel corso del tempo il fenomeno dell’eutrofizzazione con la formazione di alghe che diminuisce l'ossigenazione e così pure gli associati episodi di morie dei pesci. Così i laghi finiscono per essere una comunità ecologica minacciata anche dal fenomeno della eutrofizzazione perché sul fondo di entrambi i laghi si raggiungono condizioni anossiche (assenza di ossigeno) che alterano la qualità dell’acqua. Una situazione critica, già segnalata fin nel lontano 2002 da un rapporto della Provincia di Treviso (Ricerche limnologiche sui laghi di Revine), accentuata oggi dagli effetti dei “cambiamenti climatici” e che a distanza di vent’anni da quel rapporto non ha ancora visto interventi risolutivi ed efficaci. La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) effettuata nel 2012 dalla Commissione Regionale Vas in merito al Piano di Assetto del Territorio Intercomunale (PATI) dei comuni della vallata aveva evidenziato, confermando le analisi del rapporto della Provincia del 2002, la pericolosa diffusione di fenomeni di inquinamento delle acque superficiali e dell’eutrofizzazione. La stessa commissione regionale VAS esaminando il PATI aveva disposto un “supplemento di istruttoria” in ordine alle azioni del PATI relative al sito di interesse comunitario (SIC) SIC IT 3240014 “Laghi di Revine”.
Questo fenomeno continua ad essere monitorato dall'Agenzia ARPAV del Veneto nei vari “Rapporti sullo stato delle acque”.
Il “Gruppo difesa laghi di Revine/Tarzo” ha chiesto al Comune di Tarzo e Revine Lago di aderire al bando del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che finanzia proposte progettuali innovative degli enti pubblici impegnati nel monitoraggio, preservazione, valorizzazione e ripristino della biodiversità in aree protette, per un aggiornamento degli aspetti geologici, idraulici, chimico-fisici e biologici dei laghi, in particolare riferimento al “fenomeno eutrofico”.
In cima, e prima di ipotizzare altri interventi con impatti antropici rilevanti, ci deve essere la necessità primaria di individuare le cause e poi gli auspicabili ed eventuali rimedi per contrastare l’eutrofizzazione. I primi e auspicabili interventi devono essere improntati, finanziariamente e amministrativamente, alla “resilienza” nel combattere le seguenti antiche e nuove carenze idrologiche:
1) la “mancanza di immissari”, solo il lago di Lago ha un immissario temporaneo, il torrente Piaveson, che per soli pochi giorni anno dà il suo apporto, ma con l’incertezza del peso dei cambiamenti climatici;
2) l’assenza di ossigeno provocato dalla proliferazione delle alghe dovuta all’apporto di nutrienti (fosforo e azoto) e fertilizzanti delle attività agricole circostanti che contribuiscono all’inquinamento dell’acqua dei laghi;
3) “estati siccitose” dovute ai cambiamenti climatici in atto e che aggravano le condizioni alterando la temperatura.
Perdura quindi da anni, da un lato, una situazione ecologica critica endemica sullo stato di salute dei laghi che ne mette a rischio la stessa sopravvivenza, dall’altro si è sviluppato un processo di frequentazione e antropizzazione delle loro sponde. L’antropizzazione dei laghi è un fenomeno assolutamente da contenere allo scopo di salvaguardare la loro funzione di “nicchia ecologica”, tanto unica quanto fragile, senza dimenticare come le piccole dimensioni dell’ecosistema laghi di Revine Lago/Tarzo non si presti a ulteriori urbanizzazioni oltre a quelle già esistenti.
Nel 1978, 45 anni fa, una pubblicazione, edita dall'amministrazione comunale di Revine, lanciava un monito alla comunità gravitante sui laghi, quello di evitare di stravolgere in modo irreversibile l’uso dei laghi e delle sue risorse, le loro caratteristiche morfologiche.
Si legge: “Il bisogno di favorire e consentire l’uso corretto di queste “risorse finite” fa sì che occorra operare una prima divisione del territorio in funzione della vocazione all’ insediamento che ogni area presenta ed in relazione alla morfologia, alle caratteristiche geofisiche ed idrogeologiche”. Si legge poi, in questa pubblicazione del 1978: “Troppo spesso il turismo si risolve in un approccio all’ambiente circostante con gli stessi schemi mentali ed organizzativi che hanno contribuito a rendere la città invivibile. Il tutto viene poi gestito senza tener minimamente conto che il turismo com’è attualmente (siamo nel 1978) concepito e organizzato, si configura in una domanda di beni atti allo svago e al divertimento, senza quindi interessi particolari per la tutela, la conoscenza e la preservazione dell’ambiente”. Parole preveggenti di quello che è successo per decenni e che, con gli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago”, si vuole perpetuare sul tratto più naturale rimasto del lago di Lago. Il “Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo”, a distanza di quarantacinque anni da quella pubblicazione, con le presenti osservazioni constata amaramente come quei moniti siano stati ignorati.
La storia urbanistica dei laghi degli ultimi sessant’anni ha visto un aumento esponenziale della frequentazione turistica lungo le sue sponde che ha raggiunto, negli ultimi anni, il suo “picco di presenze” nei fine settimana del periodo estivo e non solo. La cosiddetta “valorizzazione turistica” ha comportato l’antropizzazione della maggior parte delle sue sponde. Nasce soprattutto da questa oggettiva constatazione il “no” ad ulteriori forme di sfruttamento dei laghi e dei suoi habitat vegetazionali, avifaunistici e floristici in una porzione di sponda naturale non ancora antropizzata, dove invece andrebbe realizzata un’operazione di “ripristino integrale” della sua “naturalità” e della sua “biodiversità”. La zonizzazione del Parco Regionale di Interesse Locale dei laghi della vallata, operata nel 2010 dal Piano Ambientale e consultabile nella TAV P1 dello stesso, divide il territorio dei laghi in “Zone di riserva naturale orientata” (A) in cui viene prevista la massima protezione, “Zone di riserva naturale speciale”(B1) in cui viene prevista una antropizzazione controllata, “Zone di penetrazione”(D) in cui non esistono vincoli. Quello che rende superata quella classificazione del 2010, a distanza di 13 anni, è il livello raggiunto dall’antropizzazione della maggior parte delle sponde dei laghi. Antropizzazione che si è sviluppata nonostante esista una “dichiarazione di notevole interesse pubblico”, vincolo paesaggistico con individuazione di specifica area tutelata con D.M. 12 maggio 1967 della zona dei laghi di Lago e di Santa Maria sita nel territorio del Comune di Tarzo, D.Lgs. n. 42/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, Art. 136.
Antropizzazione che si è sviluppata nonostante i laghi Revine/Tarzo siano diventati nel 2012 un Sito di Interesse Comunitario (SIC IT 3240014) nell’ambito di Rete Natura 2000 e il 21 giugno 2018 siano diventati “Zona Speciale di Conservazione” (ZSC) con i relativi obblighi per gli stati membri di elaborare misure di conservazione e di adottare le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali.
L’area umida dei laghi, inoltre, possiede tutte le “caratteristiche avifaunistiche” per essere considerata “Zona di Protezione Speciale” (ZPS), può cioè entrare a far parte di una rete coerente di “Zone di Protezione Speciale” che è il primo passo per l’applicazione della direttiva nr. 2009/147/CEE sulla “salvaguardia dell’avifauna selvatica”(Direttiva Uccelli) che si integra all'interno delle disposizioni della “Direttiva Habitat”.
Da segnalare come come la “Zona Speciale di Conservazione” (ZSC) SIC codice IT 3240014 dei “laghi di Revine/Tarzo” estesa per 119 ettari, una zona umida l vitale per l’avifauna, non sia ancora stata considerata “Zona di Protezione Speciale” (ZPS) essendolimitrofa all’adiecente “Zona di Protezione Speciale” (SIC codice IT 3240024), quella della “dorsale prealpina che si estende per 11622 ettari tra Valdobbiadene e Serravalle. Un’unica e competente struttura di gestione del Parco Regionale di Interesse Locale dei laghi della vallata avrebbe già inoltrato, opportunamente e scientificamente documentata, la richiesta alla Commissione Europea (tramite la Regione) di considerare l’area dei laghi “Zona di Protezione Speciale” (ZPS) e farla rientrare così, sia nell’ambito della “Direttiva Uccelli”, sia nell’ambito della “Direttiva Habitat” del Sito di interesse Comunitario (SIC codice IT 3240014) dei laghi di Revine/Tarzo.
Solo contenendo l'antropizzazione delle sponde, l’inquinamento luminoso e l’inquinamento acustico i laghi possono rendere possibile l’aumento della presenza della comunità di uccelli: migratori, svernanti, di passo, che possono trovare acqua, cibo, rifugio e un luogo ideale di nidificazione. L’aumento della frequentazione turistica ha trasformato la maggior parte delle aree in prossimità delle sponde del lago, classificate dal Piano Ambientale come “riserva naturale speciale” (B1), in una perimetrale e diffusa “zona di penetrazione” (D). Percorrendo per intero l’anello ciclo-pedonale dei laghi che si snoda lungo le loro sponde si succedono attualmente strutture e percorsi che per lunghi tratti rendono di fatto le aree interessate “zone di penetrazione” (D), si succedono così: il Parco Didattico Archeologico del Livelet, il lido balneabile di Lago, il percorso ciclo pedonale che taglia un canneto e che arriva al Camping Riva d’oro, all’ ex Bar Riva d’oro (ecomostro da demolire), il lido balneabile del lago di Santa Maria, il percorso ciclo pedonale che giunge all'ex bar Riviera(che in una sua riqualificazione potrebbe diventare Casa del Parco, museo etnografico, centro visite guidate delle Zone di riserva naturale orientata(A), il percorso ciclo pedonale che dall’ex Bar Riviera giunge al lido balneabile Va’ dee femene, il Camping Al Lago e infine l’area area attualmente considerata Zona di riserva naturale speciale (B1j a nord del borgo di Fratta interessata dagli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago”.
Guardando la Tav. P1 del Piano Ambientale si nota come sono aumentate le “zone di penetrazione” (percorsi ciclo pedonali, accessi alle rive, loro vicinanza ai lidi balneabili e alle strutture ricettive e ricreative, ecc.), anche se classificate come “zona di riserva naturale speciale (B1), lungo quasi tutto il perimetro spondale dei laghi. La zona individuata per gli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago”, per le sue caratteristiche ecologiche presenti e potenziali, andrebbe trasformata da “zona di riserva naturale speciale”(B1) a “zona di riserva naturale orientata”(A). Tale trasformazione consentirebbe di unirla, aumentando il livello della biodiversità e il valore ecologico dell”area, alla Zona di riserva naturale orientata(A), al cui interno si trova un importante boschetto igrofilo, posta a sud del Parco Didattico Archeologico.
Desta non poche preoccupazioni l’impatto ambientale degli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago” sulla conformazione urbanistica che si verrebbe a creare sul lato ovest del lago di Lago. Facendo la sommatoria degli interventi già effettuati in passato per rendere fruibili turisticamente le sponde dei laghi e degli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali.Il borgo aumentato sul lago” si formerebbe un significativo e deturpante trittico insediativo: a nord la zona di penetrazione (antropizzata) del lido di Lago, a ovest la zona di penetrazione (antropizzata) del Parco Didattico Archeologico del Livelet, a sud una passerella galleggiante lunga 600 metri lineari e una piattaforma galleggiante di 1000 metri di cui 600 calpestabili. Un ulteriore effetto negativo sarebbe il deterioramento della valenza ecologica della “Zona di riserva naturale orientata”(A) che ha al suo interno un boschetto igrofilo, le macchie boscate, le vegetazioni riparie, le siepi, che costituisce un habitat importante per le specie faunistiche, avifaunistice e vegetazionali e che finirebbe ristretta fra il Parco Didattico Archeologico del Livelet e l’area spondale individuata dagli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato suo lago”. Si perderebbe l’opportunità di realizzare una sinergia ecologica fondamentale per raggiungere l’obiettivo del ripristino della biodiversità nei laghi, possibile con la rinuncia agli interventi 04 e 05 del progetto e la trasformazione dell’area spondale e del suo canneto da “Zona di riserva naturale speciale”(B1) a “Zona di riserva naturale orientata”(A). Si realizzerebbe un’alleanza ecologicamente funzionale tra la zona attualmente classificata dal Piano Ambientale come “Zona di riserva naturale orientata”(A) con il suo bosco igrofilo, le macchie boscate, le vegetazioni riparie, le siepi con le sponde e i canneti presenti nell’area interessata dal progetto e attualmente classificata come “Zona di riserva naturale speciale”(B1). Risulta evidente l’effetto dirompente degli interventi 04 e 05 del progetto sulla già limitata porzione di “naturalità integrale" complessiva delle sponde dei laghi e l’aver progettato delle strutture galleggianti non elimina, per le modalità necessarie per raggiungerle e farle funzionare, l’impatto ambientale sia sul suolo a nord del borgo di Fratta e sulla vegetazione di terra (alberi, macchie boscose, siepi, prati, fiori, arbusti), sia l’impatto ambientale sulla vegetazione d’acqua (canneti e piante acquatiche). Risulta altrettanto evidente nella documentazione relativa al progetto come prevalga in esso una “concezione utilitaristica” dei pochi tratti naturali dei laghi sopravvissuti a decenni di sfruttamento turistico delle loro sponde, una concezione secondo la quale, i laghi vengono considerati, non per la loro intrinseca bellezza o per essere una preziosa riserva di biodiversità, ma per la loro funzione di sfondo a spettacoli ed eventi con tutto il loro corollario di “disturbo antropico” e “compromissione irreversibile” dell’habitat floristico, vegetazionale e avifaunistico. Nella presentazione del progetto, inoltre, è molto approssimativa e vaga la descrizione dell’impatto logistico e tecnico delle strutture (nuovo consumo di suolo per parcheggi, accessi pedonali su terra per raggiungere le strutture, galleggianti, ancoraggi e accessi alla struttura galleggiante, impiantistica elettrica, cavidotti, inquinamento acustico e luminoso,ecc.),
Manca una visione d’insieme ecologica e paesaggistica, frutto della mancanza di una gestione unitaria da parte di un ente preposto e competente che sappia contemperare le diverse esigenze, senza mai dimenticare che qualsiasi intervento progettato in un punto dei laghi deve relazionarsi ecologicamente con gli altri punti dei laghi e con l’intero ecosistema lacustre. I laghi di Revine/Tarzo costituiscono un “ecosistema in sofferenza” e, nonostante la loro fragilità idrogeologica, i cambiamenti climatici in atto e i prevedibili prolungati periodi di siccità e rialzo della temperatura che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza biologica, hanno bisogno dell’uomo, che, dopo averli sfruttati, deve ingegnarsi per aumentare la loro “resilienza”.
I laghi di “Revine Lago/Tarzo” sono un Sito di Interesse Comunitario (SIC IT 3240014), appartengono a Rete Natura 2000. A tali siti, individuati ai sensi della direttiva nr. 92/43/CEE a “salvaguardia degli habitat naturali e
seminaturali, la fauna e la flora” e ai sensi della direttiva nr. 09/147/CEE sulla “salvaguardia dell’avifauna selvatica”, la recente pronuncia della Corte di Cassazione (la n. 27466 del 15/7/2022) in materia di “aree naturali protette” attribuisce loro la qualifica di aree naturali protette “alla pari” di parchi naturali, riserve naturali nazionali, regionali.
Tale recentissima pronuncia della Cassazione non fa che accrescere le motivazioni che hanno portato alla costituzione del “Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo” che ritiene il progetto "Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago” presentato dal Comune di Tarzo un'ulteriore e pesante intervento di antropizzazione delle residue aree di naturalità dei laghi, sia nel loro numero, sia nelle loro già ridottissime estensioni: un progetto che puo’ compromettere irrimediabilmente il fragile equilibrio che tiene in vita i nostri laghi, la loro bellezza e la loro naturalità.
Va ricordato come i laghi di Revine/Tarzo in base all’articolo 6 della Direttiva Habitat aggiornata dalla Commissione Europea il 21 giugno 2018 sono diventati “Zona Speciale di Conservazione” (ZSC) essendo trascorsi 6 anni dall’adozione degli elenchi dei SIC dell’Unione Europea e che gli stati membri sono tenuti a elaborare misure di conservazione e ad adottare le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali. La comunicazione della Commissione Europea del 21.11.2018, gestione dei siti Natura 2000, guida all'interpretazione dell’art. 6 della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, al paragrafo 1 afferma: “In un sito si verifica una situazione di degrado dell'habitat quando la superficie del tipo di habitat o dell'habitat delle specie all'interno del sito viene ridotta, oppure la struttura e le funzioni specifiche necessarie al mantenimento a lungo termine dell'habitat o dello stato delle specie ad esso associate vengono ridotte rispetto alla situazione iniziale o ripristinata.
Questa valutazione è effettuata in funzione degli obiettivi di conservazione del sito e del suo contributo alla coerenza della rete.” Il progetto “Cortili frattali. il borgo aumentato sul lago” purtroppo rientra in questa fattispecie perché riduce ulteriormente e gravemente la superficie del tipo di habitat o dell’habitat del tipo di specie ad esso associate.
Come dispone l’articolo 2 lo scopo generale della “Direttiva Habitat” è contribuire a salvaguardare la biodiversità attraverso la conservazione degli habitat naturali. Le misure adottate a norma della direttiva sono volte a garantire che le specie e i tipi di habitat contemplati raggiungano "uno stato di conservazione soddisfacente" e ad assicurare il "mantenimento” o il “ripristino” in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario, ossia se ne assicuri la sopravvivenza a lungo termine in tutta la loro area di ripartizione naturale nell'UE.
Con il progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago” ci si allontana dall’obiettivo del “mantenimento” e ancora di più dalla necessità (opposta agli effetti che produce il,modello di valorizzazione turistica proposto) del “ripristino” di quella naturalità già compromessa lungo la maggior parte delle sue rive.
L'articolo 3, della Direttiva Habitat 02/43/CEE al paragrafo 3, stabilisce che "laddove lo ritengano necessario, gli Stati membri si sforzano di migliorare la coerenza ecologica di Natura 2000 grazie al mantenimento e, all’occorrenza, allo sviluppo degli elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche, citati all’articolo 10. Anche qui il progetto “Cortili Frattali. il borgo aumentato sul lago” è in chiaro disallineamento dalla normativa ambientale europea.
Allo sviluppo degli elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche, citati all’articolo 10 della Direttiva Habitat 92/43/CEE non si è affatto lavorato negli ultimi anni da parte del Comune di Tarzo: manca infatti l’aggiornamento sullo stato di conservazione e sulla presenza di specie floristiche, vegetazionali, delle specie acquatiche e dell’avifauna presenti nel lago, impegni che a maggior ragione ricadono sul Comune di Tarzo quale “ente co-gestore” del Parco Naturale Regionale di Interesse Locale.
La tutela e conservazione delle specie vegetazionali,faunistiche, ittio-faunistiche passa attraverso una gestione competente e la disponibilità di risorse per la manutenzione del sito resa difficile anche dagli effetti dei cambiamenti climatici con la comparsa di alcuni fenomeni naturali involutivi preoccupanti come la diffusione di specie alloctone aliene.
L’obiettivo generale del raggiungimento di uno stato di conservazione soddisfacente per tutti i tipi di habitat e le specie di cui agli allegati I e II della direttiva Habitat deve tradursi in obiettivi di conservazione a livello di sito.
L'articolo 6 è un elemento chiave del capo "Conservazione degli habitat naturali e degli habitat delle specie" della Direttiva Habitat 92/43/CEE. Esso fornisce il quadro generale per la conservazione e la protezione dei siti con disposizioni proattive, preventive e procedurali e riguarda i siti designati a norma della direttiva Habitat. Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.
Sui laghi di Revine-Tarzo, dunque, essendo diventati, in base all’art.6 della Direttiva Habitat, una “Zona Speciale di Conservazione” devono essere operati interventi di ripristino della naturalità innalzando i livelli di protezione del Sito di Interesse Comunitario: tutte attività che il Comune di Tarzo non ha intrapreso in questi anni.
Una situazione di degrado dell’habitat può verificarsi con l’attuazione del progetto “Cortili liquidi, il borgo aumentato sul lago” del Comune di Tarzo che prevede l’installazione di una passerella in legno con relative opere edilizie e infrastrutturali (impianti, gettate dì calcestruzzo, plinti, tubazioni, cavidotti, impianti di illuminazione, strada di accesso, inquinamento acustico durante i lavori e acustico e luminoso nell’esercizio a scopo ricreativo, sportivo e culturale della struttura) in una zona rimasta allo stato naturale o seminaturale rispetto alla quasi totalità delle sponde antropizzate.
La perturbazione di una specie in un sito è determinata da eventi, attività o processi che contribuiscono, all'interno del sito, a un declino a lungo termine della popolazione della specie, a una riduzione o al rischio di riduzione della sua area di ripartizione naturale e a una riduzione dell'habitat disponibile. Questa valutazione è effettuata in funzione degli obiettivi di conservazione del sito e del suo contributo alla coerenza della Rete Natura 2000.
La significatività degli effetti della realizzazione del progetto "Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago” deve essere determinata in relazione alle particolarità e alle condizioni ambientali del sito protetto interessato dal piano o progetto.
La Valutazione di Incidenza Ambientale non può che incorporare il significato ecologico dell’articolo 10 della Direttiva Habitat che recita:
"Laddove lo ritengano necessario, nell'ambito delle politiche nazionali di riassetto del territorio e di sviluppo e segnatamente per rendere ecologicamente più coerente la rete Natura 2000, gli Stati membri si impegnano a promuovere la gestione di elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche. Si tratta di quegli elementi che, per la loro struttura lineare e continua (come i corsi d'acqua con le relative sponde o il loro ruolo di collegamento (come gli stagni o i boschetti), sono essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche."
L’ambiente lacustre dei laghi di Revine/Tarzo, nel tratto interessato dal progetto, con la sua tipica vegetazione, è un habitat di straordinario valore e di grande biodiversità: il bosco igrofilo, i canneti, i saliceti e i tratti di riva rimasti allo stato naturale consentono la vita e il prosperare di numerose specie vegetali e animali.
Non è un caso che nei canneti dei laghi di Revine Lago/Tarzo vivano specie molto rare, localizzate in pochi siti della Pianura Padana. La loro protezione può garantire fonte di cibo per la fauna ed essere terreno di riproduzione e sostentamento dell’avifauna selvatica e della popolazione di anfibi che in migrazione riproduttiva si recano dalla zone di svernamento, situate nelle aree boschive dei rilievi, verso il canale “la Tajada”, il Lago di San Giorgio e il Lago di Santa Maria.
Il progetto disattende le stesse indicazioni del Piano Ambientale tese a garantire: “la protezione delle specie floristiche; il controllo e orientamento evolutivo del canneto e delle macrofite acquatiche; la protezione dei saliceti e di altre formazioni arboree; la protezione delle specie faunistiche, in particolare degli invertebrati acquatici; la protezione delle specie di invertebrati terrestri; la protezione delle specie ittiche autoctone e controllo delle specie immesse; la protezione delle specie di Anfibi (siti di riproduzione, siti di stazionamento degli adulti, aree di migrazione); la protezione delle specie di rettili; la protezione delle specie di uccelli con particolare attenzione a quelle legate all’ambiente lacustre, alle specie saproxiliche (dipendenti dal ciclo di marcescenza del legname) e ai rapaci; protezione dei mammiferi con particolare attenzione ai Chirotteri; la protezione del Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.); la protezione dei saliceti maturi e del canneto consolidato, sperimentando puntualmente le forme di gestione più opportune e compatibili; la realizzazione di corridoi ecologici da e verso altri siti della rete Natura 2000” (Piano Ambientale 1.3.1. Obiettivi di tutela e valorizzazione. Sistema delle acque, suolo e sottosuolo,flora e fauna).
Il mantenimento della naturalità delle rive unito alla presenza, in quel tratto di lago interessato dal progetto, di boschetti igrofili, di pioppeti, di canneti, rappresenta l’obiettivo primario per la tutela e l’auspicabile ripristino di ambiti significativi di biodiversità.
Il “bosco igrofilo” limitrofo all’area interessata dal progetto è composto da alberi e arbusti ben adattati a vivere in terreni saturi d’acqua come il salice bianco, il pioppo nero, l’ontano nero e il salicone. Tale caratteristico habitat costituisce un corridoio ecologico tra l’ambiente terrestre e quello acquatico. Le caratteristiche del bosco igrofilo rappresentano una vera attrattiva per l’avifauna che qui trova rifugio, cibo e un luogo ideale per la nidificazione. Ma non solo. Questi boschi umidi sono frequentati da anfibi, rettili e piccoli e grandi mammiferi.
A proposito di corridoi ecologici da e verso altri siti di rete Natura 2000 la naturalità delle rive dei laghi a primavera consente l’approdo di migliaia di esemplari di rospo comune che si risvegliano dal letargo e scendono dalle colline circostanti verso il canale la Tajada e verso i laghi per completare la loro migrazione riproduttiva.
Il canneto è una pianta che può raggiungere i 4 metri di altezza e che forma fitti raggruppamenti ai margini di acque ferme o poco mosse, consolidando le rive e creando un habitat particolare. Nel canneto diventa così possibile la coesistenza di una elevata varietà di specie animali e vegetali tipiche sia degli ambienti acquatici che terrestri.”
I canneti nell’area oggetto dell’intervento 04 e 05 svolgono un ruolo essenziale per il consolidamento delle rive e degli argini oltre a svolgere un'importante funzione di depurazione naturale delle acque (nei laghi sono presenti forme di inquinamento), costituiscono un habitat vitale per numerose specie di uccelli migratori, svernanti e stanziali, rappresentano un'area di incubazione/nursery per numerose specie ittiche e piccoli mammiferi. Nelle acque poco profonde e con fondali fangosi e temperature più calde, oltre a rifugio e cibo, trovano in questo habitat il luogo ideale per l’accoppiamento e la deposizione delle uova la carpa , il persico reale e il luccio.
La “cannuccia di palude” tipica delle zone umide può raggiungere i 4 metri di altezza, forma fitti raggruppamenti ai margini di acque ferme o poco mosse. Fra le piante che si possono vedere in prossimità di un canneto nei laghi di Revine/Tarzo, oltre alla comune “mazzasorda” e ai “carici”, c’è la “ninfea bianca” che da maggio a settembre da vita ad una delle fioriture più spettacolari che si possano ammirare.
La specie “selvatica” di “ninfea bianca” è quella con il fiore colore bianco candido, ancora presente nei Laghi della Vallata ma è in forte regressione, sia a causa della distruzione delle aree umide, sia per problemi di inquinamento delle acque e di proliferazione di specie animali esotiche. In tutte le regioni italiane la ninfea bianca è una specie protetta di cui è vietata la raccolta. La sua presenza nei nostri laghi rappresenta dunque un importante contributo alla sua conservazione e diffusione: un tassello di biodiversità.
Grazie alla sommatoria di questi microambienti e alla loro reciproca “compenetrazione ecologica” nel tratto del lago interessato dal progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago” possono trovare rifugio diverse specie di uccelli: stanziali e nidificanti, svernanti o specie che sostano nelle loro rotte migratorie.
Purtroppo preoccupano i segnali raccolti dall’associazione LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) nel suo importante lavoro di ricerca e monitoraggio sullo stato dell’avifauna gravitante sui laghi, sia essa stanziale, migratrice o di passo, perché evidenziano una riduzione del numero di specie presenti.
Gli “svassi maggiori”, ad esempio, è una delle specie che cerca di nidificare nei laghi ma il disturbo antropico legato alla presenza di piccoli natanti per la pesca in prossimità dei canneti e delle rive esercita una pressione tale che compromette il loro successo riproduttivo.
Gli “smerghi maggiori” sono stati avvistati nei laghi di Revine/Tarzo. Questa specie nidifica in pochi laghi e fiumi prealpini. Al 1996 risale la prima notizia di nidificazione certa in Veneto, al lago del Corlo, nel bellunese. Vanno create le condizioni riducendo ogni possibile forma di disturbo, specie nell’area dove si vuole installare la passerella e la piattaforma galleggiante affinché gli “smerghi maggiori” possano trovare nei laghi un posto per riprodursi.
Nei canneti dei laghi di Revine (TV) vivono anche specie molto rare localizzate in pochi siti della Pianura Padana e delle lagune dell’Alto Adriatico e in forte decremento, a livello nazionale, come il “migliarino di palude”. Questa specie è in forte decremento, come dimostrano moltissimi studi. Eppure, pochi individui svernano ancora nei canneti dei laghi e chiedono attenzione e cura a chi gestisce il Parco Regionale di Interesse Locale affinché possano trovare “stabilmente” le condizioni per svernare.
Anche la “strolaga mezzana” (Gavia arctica), specie nidificante alle alte latitudini in Eurasia, trova al lago di Lago le condizioni per svernare, senza dimenticare l’importanza dei prati circostanti (prati stabili le rive del lago: le “pavoncelle” non si fermerebbero se avessero trovato al posto di quel tipo di habitat un campo ricoperto di vigneti.
Gli abitanti iscritti all’anagrafe dell’avifauna dei laghi sono numerosi: picchio verde, cannaiola, martin pescatore, gallinella d’acqua, garzetta, cormorano, airone cenerino,folaga, tarabuso, airone bianco.
Dipende dalle nostre scelte urbanistiche e dalle nostre azioni la permanenza della loro presenza.
La “Direttiva Uccelli” riconosce la perdita e il degrado degli habitat come i più gravi fattori di rischio per la conservazione degli uccelli selvatici e si pone quindi l'obiettivo, attraverso una rete coerente di “Zone di Protezione Speciale” (ZPS) che includano i territori più adatti alla loro sopravvivenza, di proteggere gli habitat delle specie elencate nell'Allegato I e di quelle migratorie non elencate che ritornano regolarmente. La “Zona di Protezione Speciale” (ZPS), SIC codice IT 3240024 della “dorsale prealpina tra Valdobbiadene e Serravalle si estende per 11622 ettari ed è inspiegabile come la “Zona Speciale di Conservazione” (ZSC) SIC codice IT 3240014 dei “laghi di Revine/Tarzo” estesa per 119 ettari, una zona umida limitrofa e vitale per l’avifauna, non sia ancora stata considerata “Zona di Protezione Speciale”.
CHIEDIAMO ALLE ISTITUZIONI IN INDIRIZZO
- di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale degli interventi 04 e 05 del “Progetto Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago”
- di realizzare una sinergia ecologica fondamentale per raggiungere l’obiettivo del ripristino della biodiversità nei laghi con la trasformazione dell’area spondale e del suo canneto, dove si dovrebbero realizzare tali interventi, da “Zona di riserva naturale speciale”(B1) a “Zona di riserva naturale orientata”(A). Si realizzerebbe così un’alleanza ecologicamente funzionale tra l’attuale zona classificata dal Piano Ambientale come “Zona di riserva naturale orientata”(A) con il suo bosco igrofilo, le macchie boscate, le vegetazioni riparie e le siepi con le sponde e i canneti presenti nell’area interessata dal progetto e attualmente classificata come “Zona di riserva naturale speciale”(B1).
Restiamo a disposizione, dopo aver inoltrato il presente “Atto di Intervento” nella procedura di “Valutazione di Incidenza Ambientale" degli interventi 04 e 05 del “Progetto Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago” in un sito di Rete Natura 2000 dove è stato posto con decreto ministeriale un “vincolo paesaggistico specifico”, per ogni ulteriore chiarimento.
GRUPPO DIFESA LAGHI REVINE/TARZO
17/09/2023
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Il contributo che le istituzioni possono dare per il ripristino della “biodiversità” nei laghi di Revine/Tarzo.
Il “Parco dei laghi della vallata” ha bisogno di una gestione coordinata e coerente ad opera di un soggetto responsabile dotato di competenze specifiche, con la supervisione della “U.O. Strategia Regionale della biodiversità e dei parchi” della Regione in grado di gestire non delle particelle fondiarie, ma un “ecosistema lacustre” particolare e fragile:
- per le ridottissime dimensioni,
- per la sua unicità come unico “lago naturale” nell’intera provincia di Treviso,
- per l'aleatorietà della immissione idrica dalle sorgenti carsiche,
- per gli effetti dei cambiamenti climatici e i gravi problemi legati alla siccità,
- per la carenza di ossigenazione e relative conseguenze sulla vita acquatica e sulla proliferazione algale,
- per l’antropizzazione e l’inquinamento legati alle attività produttive agricole dei terreni circostanti,
- per l’antropizzazione dovuta ad una valorizzazione turistica che confonde gli obiettivi di tutela e valorizzazione turistica con obiettivi di sviluppo economico.
Il progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago” del Comune di Tarzo va nella direzione opposta rispetto all’esigenza di aumentare i livelli di protezione, di conservazione e di rinaturalizzazione delle sponde dei laghi.
A questo scopo ai principali vincoli esistenti:
- VINCOLO IDROGEOLOGICO-FORESTALE
In base al R.D. 30/12/1923 n. 3267. Tutti gli interventi da realizzarsi dovranno essere
corredati da progetto comprendente anche la relazione geologica o forestale in rapporto
all’entità degli interventi e sono subordinati all’autorizzazione preventiva di cui al R.D.
1126/1926 e della legislazione regionale in materia;
- VINCOLO PAESAGGISTICO - aree vincolate per legge(ope legis)
D.Lgs. n. 42/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, Artt. 134, 142;
- VINCOLO PAESAGGISTICO CON INDIVIDUAZIONE DI SPECIFICA AREA
TUTELATA CON D.M. 12 MAGGIO 1967.
D.Lgs. n. 42/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, Artt. 136.
L'intera area dei laghi individuata è soggetta a tutela e valorizzazione ambientale del complesso ecologico e paesaggistico dei laghi in base alla “Dichiarazione di notevole interesse pubblico della zona dei laghi di Lago e Santa Maria sita nel Comune di Tarzo”;
- ZONA SPECIALE DI CONSERVAZIONE(ZSC) CON DECRETO DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE DEL 27 LUGLIO 2018. La designazione delle ZSC è un passaggio fondamentale per la piena attuazione della Rete Natura 2000 perché garantisce l’entrata a pieno regime di misure di conservazione sito specifiche e offre una maggiore sicurezza per la gestione della rete e per il suo ruolo strategico finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo di arrestare la perdita di biodiversità in Europa;
devono essere aggiunte “altre tutele”:
- inoltrare al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Direzione Generale per il Patrimonio Naturalistico una richiesta di riconoscimento ai laghi di Revine/Tarzo di “area umida” ai sensi della Convenzione di Ramsar che si pone come obiettivo la tutela internazionale delle zone umide mediante la loro individuazione e delimitazione, lo studio degli aspetti caratteristici, in particolare dell'avifauna e la messa in atto di programmi che ne consentano la conservazione degli habitat, della flora e della fauna. La Convenzione di Ramsar è stata ratificata e resa esecutiva dall'Italia con il DPR 13 marzo 1976, n. 448 e il governo italiano, aderendo, si è impegnato a garantire un uso razionale delle “Zone Umide” e il “mantenimento” della loro “funzione ecologica”. I laghi di Revine/Tarzo appartengono alla categoria delle “aree umide”. Le “aree umide” secondo la Convenzione di Ramsar (Iran 1971) e la Convenzione Internazionale sulla diversità biologica (Convenzione di Rio 5/6/92) sono considerate biologicamente tra gli ambienti più produttivi al mondo. Le caratteristiche di “area umida” dell’ecosistema laghi di Revine/Tarzo, la loro critica situazione geomorfologica e idrologica, l’urgenza e la necessità di salvaguardare la loro stessa esistenza biologica rendono auspicabile la loro inclusione nell’elenco delle aree umide di importanza internazionale.
- inoltrare, tramite la Regione, la richiesta alla Commissione Europea di considerare l’area dei laghi “Zona di Protezione Speciale” (ZPS) e farla rientrare così sotto la protezione della “Direttiva Uccelli” n. 09/147/CEE sulla lsalvaguardia dell’avifauna selvatica” oltre che della “Direttiva Habitat” n.92/43/CEE a “salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali,”@ fauna e la flora” del Sito di interesse Comunitario (SIC codice IT 3240014), proprio perché la “Zona Speciale di Conservazione” (ZSC) SIC codice IT 3240014 dei “laghi di Revine/Tarzo” estesa per 119 ettari, essendo limitrofa all’adiacente “Zona di Protezione Speciale” (SIC codice IT 3240024), quella della “dorsale prealpina che si estende per 11622 ettari tra Valdobbiadene e Serravalle, ne avrebbe tutti i requisiti.
Accanto ai “vincoli” e ad altre “auspicabili tutele” è necessaria una “nuova visione” della “relazione uomo-natura” e della “relazione habitat-vita dei borghi”, dove il “pregio paesaggistico e ambientale” non venga stritolato da una “valorizzazione turistica” attenta solo al ritorno economico, politico-clientelare e di immagine.
Si ribadiscono i “limiti strutturali” dell’ecosistema laghi di Revine/Tarzo che devono essere assunti come bussola dell’agire amministrativo da coloro che hanno l’onere e la responsabilità di gestire questo piccolo patrimonio naturalistico e di operare per un ripristino della sua “natura” e della sua “biodiversità”:
- l'intrinseca debolezza idrologica dei laghi,
- le piccolissime dimensioni dell’ecosistema laghi di Revine Lago/Tarzo,
- il peso dei cambiamenti climatici in atto e l’incertezza legata a possibili prolungati periodi di siccità che si riproporranno in futuro,
- l’elevato livello di antropizzazione raggiunto dalle rive dei due piccoli laghi.
L’impatto ambientale del progetto “Cortili frattali-il borgo aumentato sul lago” sarebbe estremamente pesante sia sull’avifauna, sia sulla vegetazione presente sul sito individuato dal progetto, ma soprattutto sull'equilibrio biologico generale dell’ecosistema lacustre garantito anche da quel tratto di rive attualmente e fortunatamente non ancora antropizzate.
Diminuisce la biodiversità quando si frammentano piccoli e grandi habitat e piccoli areali, quando si interrompono funzionali collegamenti ecologici tra le piccole nicchie di biodiversità, quando si limitano i servizi ecosistemici dei canneti, quando si interrompe la continuità fra la macchia boscosa e delle rive e il bosco igrofilo.
Ogni angolo di natura, ogni piccola nicchia ecologica, ogni pezzetto di natura può dare il proprio contributo alla biodiversità che non è un concetto astratto, da citare per infiocchettare i discorsi con un po’ di greenwashing, ma una scelta e un’accettazione dei limiti all’agire umano e al loro impatto sulle risorse naturali. Se si fermano gli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago” avremo operato per il mantenimento e il ripristino della biodiversità, avremmo fatto seguire i fatti alle parole.
L’accettazione dei limiti allo sfruttamento delle risorse naturali dei laghi non è la negazione del “rapporto uomo-natura” o della “relazione habitat-vita di borghi”: è il suo contrario.
Si devono creare le condizioni affinché in futuro questa coesistenza uomo natura si possa perpetuare nel tempo a favore anche delle generazioni future.
Non siamo all’anno zero nello sfruttamento turistico dei laghi, ci sono strutture turistico-ricettive (un camping sul lago di Santa Maria e un camping sul lago di Lago) tre lidi balneabili, due dei quali con esercizi di ristorazione e bar, c’è un parco a tema didattico archeologico con delle costruzioni in legno proprio lungo una sponda del lago di Lago, ci sono percorsi ciclopedonali che per lunghissimi tratti corrono lungo le rive dei laghi e che in alcuni tratti tagliano trasversalmente un canneto, ecc. Nei laghi sono già presenti strutture per lo svago, il divertimento, percorsi ciclopedonali, tutte modalità di “penetrazione antropica” in un ambiente naturale che non si trova sperduto in lande disabitate ma stretto fra borghi abitati. Questa loro collocazione in un “contesto semi-urbanizzato” accentua il bisogno di tutelare, preservare, mantenere le nicchie di biodiversità con il loro carico di specie animali e vegetali. I due laghi devono essere visti nella loro unitarietà e interezza essendo parti di un unico ecosistema e possono essere vissuti in un modo più regolato e controllato.
La “valorizzazione turistica” non può trasformarsi in una “utilizzazione commerciale della natura”. La valorizzazione turistica deve preservare e aumentare il pregio naturalistico e ambientale di un “sito naturale” e regolare le modalità della sua fruizione e non può dipendere da agenti esterni (eventi, infrastrutture, come nel caso degli interventi 04 e 05 del progetto “Cortili frattali. Il borgo aumentato sul lago”.) che abbassano il “pregio naturalistico” e manomettono le “modalità della sua fruizione”. Si finisce così per usare il “sito naturale” come un’esca attrattivo-commerciale che non ha niente da spartire con l’endemico valore naturalistico e paesaggistico. Tale strumentalizzazione della natura spesso avviene con criteri “usa e getta” che lasciano il “sito naturale” più povero in termini di biodiversità e di bellezze naturali e meno attrattivo per coloro che vorrebbero viverlo e fruirlo in modo rispettoso ed empatico. Quasi sempre il divertimento di massa, l'entertainment sensazionalistico, folgorante, venduto come “esperenziale”, sceglie il luogo non per valorizzarlo ma per usarlo a fini commerciali o di marketing territoriale.
Gruppo difesa laghi Revine/Tarzo
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Il principio di precauzione, codificato nell’art. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e nell’art. 3 ter (comma 1°), del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. (Codice dell’Ambiente), costituisce ormai un autentico parametro di validità delle politiche in materia di ambiente, salute pubblica, sicurezza.
Lo ha delineato con grande chiarezza la sentenza Cons. Stato, Sez. IV, 31 maggio 2023, n. 5377.
Ne parla sull’importante riferimento per il contrasto ai crimini ambientali Osservatorio Agromafie e sulla prestigiosa Rivista telematica di diritto ambientale Lexambiente l’esperto Gianfranco Amendola, uno dei padri del diritto ambientale in Italia.
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Nel progetto “Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago” presentato dal Comune di Tarzo è venuta meno una premessa indispensabile, di carattere metodologico ed ecologico: la pianificazione delle singole attività umane (produttive, agricole, turistiche) sui laghi, proprio per il loro impatto ambientale sinergico sull’intero ecosistema laghi, necessitano di un coordinamento in ragione degli effetti che queste producono sull’equilibrio ecologico complessivo.
Gli interventi 04 e 05 del progetto incidono sull’habitat compreso geograficamente nel Comune di Tarzo ma determinano una riduzione di biodiversità dell’intero ecosistema laghi.
Questo nuovo progetto, se approvato, aggiungerebbe un altro capitolo alla storia urbanistica delle sponde dei laghi. Il suo impatto va considerato come un’ulteriore fase di antropizzazione dei laghi, un processo di urbanizzazione che ha caratterizzato le modalità della loro valorizzazione turistica in una sommatoria di interventi slegati e non coordinati il cui risultato è la contrazione dei diversi habitat presenti.
È enorme l’impatto ambientale in seguito all’allestimento di una piattaforma galleggiante di 1000 mq di cui 600 mq calpestabili (misura 4: cortile frattale) atta ad ospitare eventi e attività culturali e una passerella (misura 5: passerella lungo lago) che per 600 metri correrebbe sull’acqua parallela alla riva e a un prezioso canneto in un tratto del lago di Lago a nord del borgo di Fratta. Prevale negli ideatori del progetto una concezione di fruizione turistica secondo la quale la natura è un “mezzo per” e non “un'entità vitale” con cui mettersi in relazione, rispettandola e accostandosi ad essa in modo discreto, attraverso un turismo dolce, un turismo in punta di piedi, dove l’esperienzialita’ non si realizza attraverso la spettacolarizzazione della location, ma attraverso un contatto percettivo, sensoriale e visivo con i vari elementi che compongono il mosaico della natura dei laghi.
Non c’è stata una comprensione dei valori naturalistici e nemmeno una gestione unitaria nella conservazione degli habitat faunistici e vegetazionali. Lo sviluppo di una urbanizzazione turistica e l’insediamento di strutture ricettive e ricreative hanno creato le condizioni per un continuo restringimento degli habitat faunistici e vegetazionali.
All’istituzione del Parco Regionale di Interesse Locale con deliberazione della Giunta Regionale n. 4034 il 22/12/2009 non è seguita un’assunzione di responsabilità nella tutela e gestione del parco da parte degli enti locali rivieraschi: non si è dato seguito con una struttura di gestione unitaria a tutela dei laghi. Anche il progetto “ Il borgo aumentato sul lago” risente di un equivoco di fondo che ruota attorno all’idea che un parco non sia un luogo dove attuare meccanismi di protezione, conservazione e fruizione guidata di un bene prezioso e fragile, ma che la sua certificazione a parco comporti un aumento dell’ attrattività del luogo e che grazie ad essa si possano quindi innescare dinamiche di frequentazioni locali e turistiche, di opportunità di sviluppo economico sostenibile e, nel progetto del comune di Tarzo, addirittura la creazione di spazi di esposizione, ricreativi e culturali sull’acqua. In tale assioma riduttivo secondo cui “parco=aumento attrattività” le caratteristiche salienti e principali che ne fanno un parco naturale vengono addirittura rimosse. La prima azione o meglio, parafrasando come vengono chiamate le azioni 04 e 05 del progetto, il “primo intervento” da attuare dovrebbe concernere la “conoscenza”, il “monitoraggio” degli aspetti vegetazionali e avifaunistici.
Per questa ragione sono stati sollecitati i comuni rivieraschi ad aderire al bando del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che finanzia proposte progettuali innovative degli enti pubblici impegnati nel monitoraggio, preservazione, valorizzazione e ripristino della biodiversità in aree protette con lo scopo di realizzare un aggiornamento degli aspetti vegetazionali, floristici, avifaunistici e ittio faunistici del biotopo dei laghi e del terreno circostante (l’ultima ricerca su tali aspetti curata da esperti quali: Cesare Lasen, Sergio Stefani, Silvio De Mori, Francesco Mezzavilla, Vittorio De Savorgnani e altri risale addirittura al 1989).
Sono passati quindi più di trent’anni da quello studio che faceva il punto sulla ricchezza dei laghi in termini di biodiversità, ma sui laghi il processo di antropizzazione delle sponde, talvolta in forma leggera e in taluni casi in modo impattante è proseguito e la necessità di fare i conti delle specie vegetali (piante di terra e lacustri, fiori, alberi, arbusti, siepi, canneti) e animali (uccelli, specie ittiche, anfibi, rettili, insetti, specie di vertebrati e invertebrati) ancora presenti o in via di estinzione nell’habitat dei laghi di Revine/Tarzo è imprescindibile, a maggior ragione in un parco naturale: la preservazione, la valorizzazione e il ripristino della biodiversità non possono prescindere da un processo di conoscenza e monitoraggio.
D’altronde i valori naturalistici dei laghi erano ben noti alle istituzioni e alle amministrazioni locali se la zona dei laghi sita nel territorio del Comune di Tarzo con Decreto Ministeriale del 12 maggio 1967 veniva dichiarata “zona di notevole interesse pubblico” con vincolo paesaggistico e individuazione di specifica area tutelata (D.Lgs. n.42/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, Artt. 136 e 157).
NO A PIATTAFORME E PASSERELLE SUL LAGO.
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Il geologo Dario Zampieri, dell'Università di Padova sostiene come “il superamento dei nove confini biofisici spinge la Terra al di fuori delle condizioni tipiche dell’Olocene, col rischio di cambiamento irreversibile a scala globale”. Fra i nove processi planetari per i quali è necessario definire dei valori di controllo c’è il “tasso di perdita di biodiversità”.
Nel 2009 si riteneva che tre dei nove processi planetari avessero superato il confine di sicurezza: cambiamento climatico, interferenza col ciclo dell’azoto e perdita di biodiversità.
Fermare il declino della biodiversità è un’esigenza primaria per la nostra stessa sopravvivenza, soprattutto ora che i cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la sicurezza, il benessere e la prosperità economica delle comunità umane. Il degrado di specie, habitat ed ecosistemi mette a rischio non solo il presente ma anche il futuro.
Bisogna conservare la natura, ampliare le aree protette, gestirle meglio, metterle in connessione, rafforzandone il ruolo.
Incomprensibile come la “Zona Speciale di Conservazione” (ZSC) SIC codice IT 3240014 dei “laghi di Revine/Tarzo” estesa per 119 ettari, una zona umida e vitale per l’avifauna presente e per quella che può trovare rifugio in futuro, non sia ancora stata considerata “Zona di Protezione Speciale”(ZPS) essendo limitrofa all’adiacente “Zona di Protezione Speciale” (ZPS) della “dorsale prealpina che si estende per 11622 ettari tra Valdobbiadene e Serravalle, SIC codice IT 3240024.
Il Generale del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità Raffaele Manicone ci ricorda che “se l’estinzione delle specie è un fenomeno naturale è la velocità di estinzione delle specie a preoccupare a causa delle attività umane tra le 100 e le 1000 volte superiore rispetto al passato. Non pensiamo solo ai grandi mammiferi ma alle estinzioni di specie sconosciute: insetti, rettili, uccelli. Ad esempio, gli insetti sono fondamentali nell’economia di un foresta, di un bosco, di un ecosistema.” Insetti e piante che a loro volta beneficiano della presenza dei "microrganismi" del suolo che sono l’anello di congiunzione tra la salute del terreno, il benessere degli animali e quello dell’uomo. La biodiversità non è un concetto astratto, è la dimensione della vita biologica sulla terra. Ogni angolo, nicchia, pezzetto di natura può dare il suo contributo, anche quelle rive del lago di Lago che si vogliono occupare di rumore per trasformarle in parco divertimenti.
Nonostante le dimensioni e il peso notevole delle carenze idrogeologiche e la conseguente necessità di combatterle i laghi di Revine/Tarzo possono dare il loro contributo per la conservazione della diversità biologica e fornire l'acqua e la produttività primaria da cui dipende la vita di numerosi specie di piante, uccelli, piccoli mammiferi, rettili, anfibi, pesci e invertebrati e sono anche importanti depositi di materiale vegetale genetico.
I laghi di Revine/Tarzo e il canale della Tajada sostengono attualmente anche una consistente popolazione di anfibi nella fase critica del loro ciclo vitale, quello della migrazione a fini riproduttivi e ospitano una variegata presenza di specie ittiche.
I laghi di Revine/Tarzo appartengono alla categoria delle “aree umide”.
Le “aree umide” secondo la Convenzione di Ramsar (Iran 1971) e la Convenzione Internazionale sulla diversità biologica (Convenzione di Rio 5/6/92) sono considerate biologicamente tra gli ambienti più produttivi al mondo. Le caratteristiche dell’ecosistema laghi di Revine/Tarzo, la loro critica situazione geomorfologica e idrologica, l’urgenza e la necessità di salvaguardare la loro stessa esistenza biologica rendono inoltre auspicabile la loro inclusione nell’elenco delle aree umide di importanza internazionale.
Anche la richiesta da noi proposta ai comuni rivieraschi di partecipare al bando del PNRR per finanziare l’aggiornamento degli aspetti vegetazionali, floristici, avifaunistici e ittio faunistici del biotopo dei laghi e terreno circostante era finalizzata alla necessità di alzare i livelli di protezione della biodiversità dei laghi e, documentandola, poter così inoltrare al governo italiano una richiesta di riconoscimento ai laghi di Revine/Tarzo di “area umida” ai sensi della Convenzione di Ramsar. Tale convenzione si pone come obiettivo la tutela internazionale delle zone umide mediante la loro individuazione e delimitazione, lo studio degli aspetti caratteristici, in particolare dell'avifauna e la messa in atto di programmi che ne consentano la conservazione degli habitat, della flora e della fauna. La Convenzione di Ramsar è stata ratificata e resa esecutiva dall'Italia con il DPR 13 marzo 1976, n. 448 e il governo italiano, aderendo, si è impegnato a garantire un uso razionale delle “Zone Umide” e il “mantenimento” della loro funzione ecologica.
Fra gli impegni che discendono a carico degli Stati aderenti alla convenzione c’è quello di designare le zone umide del proprio territorio, da includere in un elenco di zone umide di importanza internazionale.
Il Parco Regionale di Interesse Locale dei laghi Revine/Tarzo dovrebbe avere fra i suoi scopi principali il mantenimento delle caratteristiche endemiche che caratterizzano la biodiversità dell’habitat dei laghi. Il raggiungimento di questo scopo prefigura un unico ente di gestione del parco dotato di strumenti e competenze specifiche anche per scongiurare un fenomeno in aumento sui laghi, indotto anche dai cambiamenti climatici, che vede specie floristiche, faunistiche e ittiche “alloctone” soppiantare le specie floristiche, faunistiche e ittiche autoctone.
Le specie alloctone competono con quelle autoctone per le risorse, costringendo in molti casi queste ultime all'estinzione locale.
Gruppo Difesa Laghi
04.09.2023
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Turismo, sostenibilità ambientale ed economica nelle aree naturali protette, esiste un equilibrio?
Finché non si comprende che affinché i “luoghi” (belli) non diventino “non luoghi” (brutti), va rispettata la loro “capacità di assorbimento antropico”, pena la loro sopravvivenza a lungo termine. Una “capacità di assorbimento antropico” da tarare e gestire con parsimonia in base alle caratteristiche geomorfologiche del luogo, nel caso specifico dei laghi di Revine-Tarzo: dimensioni ridottissime rispetto ad altri laghi, criticità idrologiche (qualità delle acque, habitat lacustre in sofferenza, inquinamento), habitat vegetali e faunistici residuali delle sponde molto ridotti, elevata urbanizzazione delle sponde in rapporto alle dimensioni dei laghi, ecc. Non basta e anzi peggiora la situazione se si intende risolvere il problema facendo nuovi parcheggi, consumando suolo, cementificando e urbanizzando ulteriormente il terreno naturale limitrofo ai laghi che è parte dell’ecosistema laghi. La dimensione dell’ affollamento turistico ( e del marketing territoriale) deve essere tarata sulla dimensione di due piccoli laghetti, anche, se necessario, con regole e divieti.
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- By Redazione
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Negli anni ottanta i laghi di Revine Lago corsero il pericolo di una trasformazione radicale per diventare un anonimo bacino dedicato al canottaggio, per cui sarebbero stati completamente snaturati e alterati, perdendo per sempre una grande ricchezza naturalistica ma anche archeologica. Tutte le maggiori associazioni ambientaliste ed anche qualche forza politica regionale risposero all’appello del comitato locale El Mazzarol che si impegnò per evitare quel progetto distruttivo e il Ministero per l’Ambiente bocciò il progetto.
In seguito i laghi sono diventati SIC, Sito di Interesse Comunitario e ZSC, Zona Speciale di Conservazione di Rete Natura 2000, sigle che sono sconosciuti ai più ma che indicato aree di altissimo valore naturalistico, da tutelare con grande attenzione, ma non sempre questo è tenuto nella dovuta attenzione da parte di chi, per mandato elettorale, ha il compito, di amministrare il territorio.
Così il comune di Tarzo potrebbe ricevere un finanziamento pubblico di ben 1,5 milioni di euro del PNRR, piano nazionale di ripresa e resilienza, per interventi in parte discutibili e in parte, a nostro giudizio, inaccettabili.
Prima di tutto stupisce la scelta di non aver pensato ad un progetto che coinvolgesse tutti i comuni della Vallata e quindi anche Revine Lago e Cison. Il comune di Tarzo, da solo, propone di costruire, vicino alla riva ma dentro il lago, una piattaforma di 1000 metri quadri, forse altre piattaforme invasive dello spazio liquido e una lunga passerella per passeggiate, circa 600 metri che poi potrebbero venire allungati in futuro.
Già il comune di Tarzo ha dimostrato poca attenzione ecologica quando è intervenuto con il taglio del canneto in periodo di nidificazione, errore che ci auguriamo non venga più ripetuto in futuro, e ora con il PNRR Borghi propone due manufatti che sulla carta risulteranno sicuramente definiti come sostenibili ma non è così e il loro impatto sull’ambiente non sarà basso ma risulterà rilevante.
A che cosa potrà servire una grande piattaforma in acqua? Fare concerti e discoteca in un ambiente naturale ricco di vita animale, fragile e da conservare con grande cura ? L’Ecoistituo del Veneto Alex Langer dice di no, schierandosi a fianco del Gruppo Difesa Laghi, e si opporrà a questo progetto con il quale importanti risorse pubbliche sarebbero spese in modo discutibile ma soprattutto insostenibile per l’ambiente naturale.
Già ci sono sulle rive degli edifici abbandonati e anche fatiscenti che non fanno certo una bella figura, perché non partire da quella pulizia che prima o poi bisognerà fare? Un progetto veramente valido per i laghi dovrebbe promuovere prima di tutto la conservazione di un bene da preservare per le generazioni future e poi un turismo veramente sostenibile, valorizzando il patrimonio delle vecchie case, eliminando i brutti edifici in cemento degli anni 60, ma sopratutto non costruendo nuove opere in acqua. Anche altre parti del progetto del comune di Tarzo sono molto discutibili, come interventi su vecchi edifici e una piccola bellissima chiesa che rischia di risultarne snaturata.
I laghi si trovano ai bordi dell’area Unesco delle Colline del Prosecco e quindi saranno sempre più frequentati, il valore naturale dei laghi va conservato non solo perché le leggi lo impongono ma anche poterli proporre ad un turismo di qualità. Nel progetto proposto dal comune di Tarzo risulta del tutto trascurato il grande valore archeologico dei laghi, di cui la ricostruzione del villaggio palafitticolo del Livelet dovrebbe essere stata solo l’inizio, quindi c’è un lungo percorso tutto da costruire. Il Livelet non è in comune di Tarzo, ma i laghi costituiscono un’unità e come tali vanno trattati, senza campanilismi, i vari comuni dovrebbero fare squadra. Come non fare il paragone con i vicini comuni di Caneva e Polcenigo, in Friuli, dove amministrazioni lungimiranti si sono unite ed hanno sostenuto con forza l’importanza degli scavi archeologici nei Palù della Livenza, riconosciuti come Patrimonio Unesco per cui hanno ottenuto finanziamenti importanti per costruire un museo archeologico proprio sul tema dei villaggi palafitticoli preistorici e i lavori dovrebbero iniziare fra non molto. Quel nuovo museo darà sicuramente un ulteriore impulso anche al turismo dell’area. Speriamo che ne seguano l’esempio anche le amministrazioni della Valsana, con le quali siamo disposti a dialogare e a cooperare se la via che si deciderà di seguire sarà quella di una vera e dimostrabile sostenibilità, non solo enunciata nei progetti.
Ecoistituto del Veneto Alex Langer
Michele Boato e Toio de Savorgnani
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