Turismo, sostenibilità ambientale ed economica nelle aree naturali protette, esiste un equilibrio?
Finché non si comprende che affinché i “luoghi” (belli) non diventino “non luoghi” (brutti), va rispettata la loro “capacità di assorbimento antropico”, pena la loro sopravvivenza a lungo termine. Una “capacità di assorbimento antropico” da tarare e gestire con parsimonia in base alle caratteristiche geomorfologiche del luogo, nel caso specifico dei laghi di Revine-Tarzo: dimensioni ridottissime rispetto ad altri laghi, criticità idrologiche (qualità delle acque, habitat lacustre in sofferenza, inquinamento), habitat vegetali e faunistici residuali delle sponde molto ridotti, elevata urbanizzazione delle sponde in rapporto alle dimensioni dei laghi, ecc. Non basta e anzi peggiora la situazione se si intende risolvere il problema facendo nuovi parcheggi, consumando suolo, cementificando e urbanizzando ulteriormente il terreno naturale limitrofo ai laghi che è parte dell’ecosistema laghi. La dimensione dell’ affollamento turistico ( e del marketing territoriale) deve essere tarata sulla dimensione di due piccoli laghetti, anche, se necessario, con regole e divieti.

   

  

   

 

             

               

 

 

 

 

 

   

 

 

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