Arrivano a Venezia le 13.000 firme contro il progetto della diga del Vanoi insieme a 7 osservazioni sulla fattibilità del progetto.

Nei giorni in cui il “Cammino in difesa per l’acqua” raggiunge Venezia per portare le firme raccolte contro il progetto dell’invaso del Vanoi negli ultimi mesi, il Comitato per la Difesa del Torrente Vanoi ha pubblicato le proprie osservazioni allo studio di fattibilità, così come previsto da normativa nazionale. Se si deciderà di costruire questo invaso oppure no, la decisione finale spetta alla politica, non ai tecnici, ma senza una visione futura agricola, climatica e territoriale ben chiare sarà molto difficile sbrogliare la matassa del Vanoi.

Nei giorni in cui il “Cammino in difesa per l’acqua” raggiunge Venezia per portare le firme raccolte contro il progetto dell’invaso del Vanoi negli ultimi mesi, il Comitato per la Difesa del Torrente Vanoi ha pubblicato le proprie osservazioni allo studio di fattibilità (Docfap), così come previsto da normativa nazionale.

Il cammino dalla val Vanoi arriva a Venezia

Quanto possono pesare 13.000 firme raccolte negli ultimi mesi in tutto il territorio interessato dal progetto del Vanoi? Circa 3,6 kg di carta, più del peso di una risma di 500 fogli. Questi 3,6 kg sono partiti il 30 ottobre da Canal San Bovo e sono arrivati il 6 novembre a Venezia lungo un cammino organizzato per fare rete e permettere alle diverse realtà che lavorano lungo il percorso del fiume Brenta sulla tutela del territorio di ritrovarsi attorno al progetto del nuovo invaso sul torrente Vanoi. Le 13.000 firme (di altrettanti cittadini veneti, trentini e non solo) saranno consegnate a Palazzo Balbi in Regione Veneto che deciderà cosa farne insieme alle note arrivate tramite via "ufficiale" dopo la chiusura del Dibattito Pubblico organizzato dal Ministero delle Infrastrutture. 

Le note allo Studio di Fattibilità del Comitato per la Difesa del Torrente Vanoi

Nelle 6 pagine trasmesse al Consorzio di Bonifica Brenta dal Comitato per la Difesa del Torrente Vanoi i punti toccati sono per lo più tecnici. Il comitato, nato nel 1998 per la difesa della val Cortella, rimanda al mittente del progetto 7 punti critici che non possono essere trascurati. Riportiamo qui sotto i punti con una piccola descrizione, non esaustiva, estrapolati dal documento.

  1. Effetti dell'opera: Il documento critica l'analisi del progetto, che ignora gli impatti ambientali e sociali sui territori circostanti, a monte e a valle dell'opera. Si segnalano possibili danni all’ecosistema, effetti sul microclima, rischi idrogeologici e difficoltà di accesso per la comunità di Primiero.
  2. Laminazione delle piene: Il progetto è giustificato come soluzione per ridurre il rischio di alluvioni, ma il Comitato sostiene che esistono già altre infrastrutture e misure di mitigazione che potrebbero migliorare la gestione idraulica senza nuovi invasi.
  3. Problema dell'interrimento: Si prevede che il bacino del serbatoio si riempia rapidamente di sedimenti, come accaduto in passato per invasi simili, rendendo poco sostenibile l’investimento.
  4. Discarica di rifiuti inerti: Una discarica per rifiuti speciali si trova vicino al sito previsto per l'invaso, sollevando preoccupazioni per possibili contaminazioni durante eventi alluvionali.
  5. Concessioni e autonomia speciale: Il Comitato evidenzia che il progetto solleva questioni di giurisdizione, poiché il territorio coinvolto è sotto la gestione della Provincia autonoma di Trento, e manca un’intesa specifica tra gli enti.
  6. Analisi archeologica: L’analisi archeologica del progetto è considerata insufficiente. Non tiene conto di siti archeologici locali importanti e manca di supporti tecnici come foto aeree.
  7. Inquadramento catastale: Il documento evidenzia anche errori nei riferimenti catastali, suggerendo possibile superficialità nella preparazione della documentazione.

Queste osservazioni, rigorosamente trasmesse via pec, saranno visionate dal Consorzio che deciderà volontariamente se considerarle nel processo di progettazione dell’invaso. 

Quali sono i prossimi passi

Ora la decisione è politica. I tecnici si sono espressi nello studio di fattibilità mentre la popolazione si è espressa tramite la raccolta firme e la partecipazione al Dibattito Pubblico.

Negli ultimi mesi si sono espresse in modo molto chiaro anche le province di Belluno e di Trento mentre tarda ad arrivare il parere ufficiale di Regione Veneto che si appella alle “conclusioni tecniche” (ricordiamoci che non sono più i primi anni del ‘900, la tecnica ha fatto dei passi da gigante in termini di sicurezza pubblica delle grandi opere).

Se si deciderà di costruire questo invaso oppure no, la decisione finale spetta alla politica, non ai tecnici, ma senza una visione futura agricola, climatica e territoriale ben chiare sarà molto difficile sbrogliare la matassa del Vanoi.

Fonte: www.ildolomiti.it - 06.11.2024