Nel progetto “Cortili Frattali. Il borgo aumentato sul lago” presentato dal Comune di Tarzo è venuta meno una premessa indispensabile, di carattere metodologico ed ecologico: la pianificazione delle singole attività umane (produttive, agricole, turistiche) sui laghi, proprio per il loro impatto ambientale sinergico sull’intero ecosistema laghi, necessitano di un coordinamento in ragione degli effetti che queste producono sull’equilibrio ecologico complessivo.
Gli interventi 04 e 05 del progetto incidono sull’habitat compreso geograficamente nel Comune di Tarzo ma determinano una riduzione di biodiversità dell’intero ecosistema laghi.
Questo nuovo progetto, se approvato, aggiungerebbe un altro capitolo alla storia urbanistica delle sponde dei laghi. Il suo impatto va considerato come un’ulteriore fase di antropizzazione dei laghi, un processo di urbanizzazione che ha caratterizzato le modalità della loro valorizzazione turistica in una sommatoria di interventi slegati e non coordinati il cui risultato è la contrazione dei diversi habitat presenti.
È enorme l’impatto ambientale in seguito all’allestimento di una piattaforma galleggiante di 1000 mq di cui 600 mq calpestabili (misura 4: cortile frattale) atta ad ospitare eventi e attività culturali e una passerella (misura 5: passerella lungo lago) che per 600 metri correrebbe sull’acqua parallela alla riva e a un prezioso canneto in un tratto del lago di Lago a nord del borgo di Fratta. Prevale negli ideatori del progetto una concezione di fruizione turistica secondo la quale la natura è un “mezzo per” e non “un'entità vitale” con cui mettersi in relazione, rispettandola e accostandosi ad essa in modo discreto, attraverso un turismo dolce, un turismo in punta di piedi, dove l’esperienzialita’ non si realizza attraverso la spettacolarizzazione della location, ma attraverso un contatto percettivo, sensoriale e visivo con i vari elementi che compongono il mosaico della natura dei laghi.
Non c’è stata una comprensione dei valori naturalistici e nemmeno una gestione unitaria nella conservazione degli habitat faunistici e vegetazionali. Lo sviluppo di una urbanizzazione turistica e l’insediamento di strutture ricettive e ricreative hanno creato le condizioni per un continuo restringimento degli habitat faunistici e vegetazionali.
All’istituzione del Parco Regionale di Interesse Locale con deliberazione della Giunta Regionale n. 4034 il 22/12/2009 non è seguita un’assunzione di responsabilità nella tutela e gestione del parco da parte degli enti locali rivieraschi: non si è dato seguito con una struttura di gestione unitaria a tutela dei laghi. Anche il progetto “ Il borgo aumentato sul lago” risente di un equivoco di fondo che ruota attorno all’idea che un parco non sia un luogo dove attuare meccanismi di protezione, conservazione e fruizione guidata di un bene prezioso e fragile, ma che la sua certificazione a parco comporti un aumento dell’ attrattività del luogo e che grazie ad essa si possano quindi innescare dinamiche di frequentazioni locali e turistiche, di opportunità di sviluppo economico sostenibile e, nel progetto del comune di Tarzo, addirittura la creazione di spazi di esposizione, ricreativi e culturali sull’acqua. In tale assioma riduttivo secondo cui “parco=aumento attrattività” le caratteristiche salienti e principali che ne fanno un parco naturale vengono addirittura rimosse. La prima azione o meglio, parafrasando come vengono chiamate le azioni 04 e 05 del progetto, il “primo intervento” da attuare dovrebbe concernere la “conoscenza”, il “monitoraggio” degli aspetti vegetazionali e avifaunistici.
Per questa ragione sono stati sollecitati i comuni rivieraschi ad aderire al bando del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che finanzia proposte progettuali innovative degli enti pubblici impegnati nel monitoraggio, preservazione, valorizzazione e ripristino della biodiversità in aree protette con lo scopo di realizzare un aggiornamento degli aspetti vegetazionali, floristici, avifaunistici e ittio faunistici del biotopo dei laghi e del terreno circostante (l’ultima ricerca su tali aspetti curata da esperti quali: Cesare Lasen, Sergio Stefani, Silvio De Mori, Francesco Mezzavilla, Vittorio De Savorgnani e altri risale addirittura al 1989).
Sono passati quindi più di trent’anni da quello studio che faceva il punto sulla ricchezza dei laghi in termini di biodiversità, ma sui laghi il processo di antropizzazione delle sponde, talvolta in forma leggera e in taluni casi in modo impattante è proseguito e la necessità di fare i conti delle specie vegetali (piante di terra e lacustri, fiori, alberi, arbusti, siepi, canneti) e animali (uccelli, specie ittiche, anfibi, rettili, insetti, specie di vertebrati e invertebrati) ancora presenti o in via di estinzione nell’habitat dei laghi di Revine/Tarzo è imprescindibile, a maggior ragione in un parco naturale: la preservazione, la valorizzazione e il ripristino della biodiversità non possono prescindere da un processo di conoscenza e monitoraggio.
D’altronde i valori naturalistici dei laghi erano ben noti alle istituzioni e alle amministrazioni locali se la zona dei laghi sita nel territorio del Comune di Tarzo con Decreto Ministeriale del 12 maggio 1967 veniva dichiarata “zona di notevole interesse pubblico” con vincolo paesaggistico e individuazione di specifica area tutelata (D.Lgs. n.42/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, Artt. 136 e 157).
NO A PIATTAFORME E PASSERELLE SUL LAGO.